Il discusso presidente argentino, Javier Milei, vince con il 40% dei voti le elezioni di medio termine nel suo Paese. Da Buenos Aires la giornalista free lance di Repubblica, Elena Basso, analizza le cause e le conseguenze del voto.
Un voto che in parte sorprende, visti i pronostici che davano il partito di Milei, la Lla (La libertà avanza), in un testa a testa con la coalizione di sinistra Fp (Fuerza Patria). Nonostante stia sanando i conti pubblici “Milei in questi due anni ha fatto tagli che hanno massacrato soprattutto la popolazione di fascia più bassa”, dice Basso, “ma ci sono anche tantissime persone che sono completamente stufe dei peronisti, in particolare dei Kirchneristi, e del fatto che comunque con loro non ci sia stabilità economica".
In più ha giocato “quanto ha detto Trump pochi giorni fa con “il secondo prestito da 20 miliardi di euro che il governo di Milei ha dovuto chiudere negli ultimi mesi per bloccare la svalutazione del peso e che aveva vincolato alla vittoria di queste elezioni. Adesso, comunque, l'ingerenza e la dipendenza dagli Stati Uniti è più forte che mai”.
Dal punto di vista dei diritti civili e umani la giornalista ci dice che “la situazione è talmente surreale che un Paese dove l'attenzione per i diritti umani è sempre stata alta da quando è finita la dittatura militare adesso ha normalizzato il fatto che ogni mercoledì i pensionati vengano repressi durante le manifestazioni in piazza che si svolgono ogni settimana”.






















