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Ci sono storie che ci passano accanto e noi non ce ne accorgiamo. Ma quando qualcuno sceglie di ascoltare e di vedere, allora le cose cominciano a cambiare. La bambina di carta descrive proprio una di queste situazioni. Ambientato in Italia, il cortometraggio diretto da Fabio Vasco racconta la vicenda di Aamaal, una bambina di 12 anni venduta come sposa in Yemen.
Il suo professore, intuendo ciò che sta per accadere, cerca di convincere la madre della piccola a chiedere aiuto a un’associazione che tutela i diritti delle donne. Solo il coraggio di questa madre, divisa tra la speranza di un futuro migliore e la paura di sfidare la tradizione, potrà salvare Aamaal da un destino crudele.
Il corto è liberamente ispirato alla vera storia di Nojoud, una sposa bambina yemenita che a soli dieci anni ebbe il coraggio di sfidare l’ordine costituito, chiedendo il divorzio da un uomo molto più grande di lei che i genitori l’avevano costretta a sposare. Fabio Vasco porta sul grande schermo un soggetto che nasce come uno spettacolo teatrale omonimo, di cui il regista è interprete, insieme a Valeria Nardella e Stefano Mondini, su testo e regia di Flavio Marigliani.
Quello delle spose bambine è un tema noto, ma ancora largamente ignorato in Italia e in Occidente. Solo nel 2019, con il Codice Rosso, è entrato in vigore l’art. 558 bis c.p., che punisce con la reclusione i matrimoni nei quali il consenso non è stato prestato liberamente, ma estorto tramite violenza, minaccia o altra forma di coercizione, anche di carattere psicologico.
Prima di questa norma, come racconta il corto, non sarebbe stato possibile in alcun modo impedire queste forme di abuso su bambine migranti presenti nel nostro Paese. La legge italiana, infatti, prevede l’obbligo scolastico, ma nulla avrebbe potuto, prima del 2019, per limitare alcune pratiche tradizionali coercitive nei confronti delle bambine.
Il corto invita a riflettere su come, nelle nostre società, ci si possa e ci si debba confrontare con realtà molto lontane dalla nostra, che impongono un ragionamento sui diritti umani, sulla libertà della donna. Ma soprattutto, su come aprire un dibattito più consapevole su temi così delicati, che implicano un confronto tra culture estremamente diverse. Su cosa voglia dire integrazione nella pratica quotidiana, nel confronto diretto con usanze e tradizioni che implicano una violazione sistematica dei diritti umani.
Colpisce, ad esempio, nel corto, il personaggio della dirigente scolastica, totalmente distaccata rispetto alla condizione della piccola Aamaal, venduta e rispedita in Yemen nel giro di pochi giorni, senza lasciare traccia. La preside rispedisce al mittente la richiesta di intervento proveniente dal professore, sostenendo che la scuola niente possa fare, se non interviene lo Stato.
Ma è davvero così? È tutta – e solo – una questione di norme e di rapporti tra Stati? Quanto conta l’impegno delle comunità locali, della società tutta, nel processo di emancipazione culturale? La storia di Aamaal, oltre al tema specifico delle spose bambine, invita a una riflessione più ampia, che riguarda tutti i bambini e le bambine migranti che frequentano le scuole delle nostre città. E che spesso si fa fatica a intercettare, così come le loro famiglie di origine. Madri che non parlano italiano e non frequentano le assemblee di classe. Bambine che indossano il velo a partire dai sei anni e non partecipano a feste e compleanni.
Il corto di Fabio Vasco, prodotto da Inthelfilm, è stato presentato al Rome independent film festival, al Festival del cinema europeo di Lecce e, in anteprima internazionale, al Festival de cine italiano di Madrid.
“La bambina di carta nasce dal bisogno di raccontare ciò che resta quando una bambina scompare – dice il regista Fabio Vasco – non nel buio ma nella normalità di un destino imposto. È un atto di ascolto verso chi non ha più voce. Non vuole mostrare la violenza, ma il suo eco: nelle mani di una madre che non sa se ha fatto bene o male, e in quelle di un uomo che tenta, invano, di salvare almeno un frammento di innocenza”.
Conclude Vasco: “La bambina di carta è la traccia di ciò che rimane quando tutto sembra perduto, l’immagine fragile ma incancellabile di un amore che resiste ma soprattutto un atto di ascolto verso tutte le donne e le bambine che, nel mondo, non possono ancora scegliere”.
Secondo il rapporto di Action Aid, nel mondo, ogni giorno 33 mila bambine sono costrette a contrarre matrimonio prima del tempo. Spesso questo fenomeno compromette lo sviluppo fisico e psicologico della bambina, che resta isolata dalla società ed è costretta a lasciare la scuola e ad affrontare gravidanze a elevato rischio di mortalità.
Si stima che 640 milioni di ragazze e donne in vita siano state date in moglie durante l'infanzia, ovvero 12 milioni di ragazze all'anno, secondo l'ultima stima globale inclusa nella nuova analisi dell’Unicef. Per questo motivo è fondamentale che le giovani continuino a studiare, così che sia possibile per loro conoscere e rivendicare i loro diritti e fuggire da questa pratica terribile.

























