Oggi il Parlamento europeo ha votato a favore dell’apertura delle negoziazioni con il Consiglio europeo sulla proposta di direttiva su salari minimi e contrattazione collettiva. Con 443 voti a favore, 192 contro e 58 astensioni, i membri del Parlamento hanno espresso la loro volontà a continuare l’iter d’approvazione della direttiva sulla base del report adottato dalla Commissione per l'occupazione e gli affari sociali del Parlamento europeo. La decisione della Commissione di intraprendere i colloqui era già stata annunciata lunedì scorso, ma il voto era stato reso necessario dopo che 71 membri si erano opposti alla decisione.  

“È un traguardo fondamentale, ma non la fine della corsa”, ha dichiarato la Ces (la Confederazione sindacale europea) questo pomeriggio in un comunicato stampa, ribadendo anche l’esigenza di adattare il testo della direttiva in modo da garantire che i sistemi di contrattazione di Svezia e Danimarca non vengano compromessi dalla nuova normativa. Questione piuttosto cogente, in effetti, quella di riformulare alcune parti del testo allo scopo di salvaguardare il già ben funzionante modello nordico, anche perché superare l’impasse e le preoccupazioni del blocco settentrionale si è reso ormai fondamentale per l’adozione della direttiva.  

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“Il voto di oggi è stato un traguardo sostanziale nel lungo percorso verso il miglioramento delle condizioni di vita di milioni di lavoratori e lavoratrici che faticano in tutta Europa a causa di salari troppo bassi, eppure questa direttiva farà verammente la differenza solo se le negoziazioni verranno portate a termine rapidamente”, ha dichiarato Esther Lynch, vicesegretario generale della Ces. Lynch invita così i ministri a rendersi conto dell’urgenza della direttiva che rappresenta, di fatto, una questione di sopravvivenza giornaliera per almeno il 10% della forza lavoro in Europa.

“Il voto di oggi al Parlamento europeo è un voto molto importante per il futuro della direttiva europea sui salari minimi e la contrattazione collettiva, e conferma il mandato dei relatori per il rafforzamento del testo”, commenta Tania Scacchetti, segretaria confederale della Cgil.  

“Adesso – prosegue – è importante che la trattativa nel ‘trilogo’ sia spedita, che la contrattazione collettiva nei Paesi europei sia rafforzata e che vengano garantiti salari minimi dignitosi a tutte le lavoratrici e i lavoratori. Per la Cgil questa direttiva costituisce un importante contributo alla lotta al dumping fra est e ovest, ma anche e soprattutto un contributo fondamentale per superare i danni delle politiche neoliberali di austerità che hanno comportato una diminuzione molto significativa della copertura della contrattazione collettiva in 22 Paesi su 27 dell’Unione europea”, conclude Scacchetti.

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La direttiva dovrebbe stabilire requisiti minimi per tutelare i salari nell’Ue, o fissando per legge un salario minimo oppure permettendo ai lavoratori di negoziare con i datori di lavoro tramite la contrattazione collettiva. La nuova legislazione dovrebbe applicarsi a tutti i lavoratori dell’Ue che hanno un contratto di lavoro o un rapporto di lavoro. Gli Stati membri in cui i salari minimi sono tutelati esclusivamente attraverso la contrattazione collettiva, come l'Italia, non saranno obbligati a introdurre salari minimi per legge o a rendere gli accordi collettivi universalmente applicabili.