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L'effimera fiammata di aprile, comunque già ridimensionata dai dati rivisti, si è già spenta: la produzione industriale torna a scendere e segna una nuova battuta d’arresto. Lo confermano i dati Istat diffusi oggi, 10 luglio.
Maggio registra infatti un calo dello 0,7% rispetto ad aprile, e anche su base annua si torna in territorio negativo. Una frenata diffusa, che risparmia solo il comparto energetico. Tutti gli altri macro-settori sono in contrazione, compreso quello alimentare. I settori più colpiti sono ancora una volta la farmaceutica e i mezzi di trasporto, con flessioni nell’ordine del 5-6%.
Flessione costante
A zavorrare l’intero comparto industriale, secondo quanto rilevato dall'Istituto di statistica, è sempre l’automotive. A maggio la produzione di auto crolla del 18,1%, aggravando una dinamica già debole nei mesi precedenti. Si salvano solo metallurgia ed elettronica, gli unici a registrare un bilancio positivo. Per il resto, il panorama resta segnato dal segno meno.
Il bilancio complessivo da inizio anno evidenzia quindi una flessione dell’1,2%. Intanto l’Istat rivede al ribasso anche il dato di aprile: la crescita mensile, inizialmente stimata più robusta, viene limata a un modestissimo +0,1% su base annua. Quanto basta per interrompere una serie nera di 26 cali mensili consecutivi, ma troppo poco per parlare di cambiamento.
Campanello d’allarme
"Siamo all’ennesimo campanello d’allarme per l’industria italiana. Ma mentre la nostra economia si sgretola, con settori strategici per l’occupazione e la competitività del Paese come quelli dei mezzi di trasporto, farmaceutico, chimico, siderurgico e automotive che registrano cali drastici, il Governo si distrae con beghe interne e comunicati mirati a mascherare la reale situazione, colpevolmente assente di fronte a una crisi che minaccia il tessuto produttivo nazionale". È il commento del segretario confederale della Cgil, Pino Gesmundo.
La presidente del Consiglio e il ministro Urso, secondo Gesmundo, “continuano a propagandare narrative prive di fondamento, alimentando un'illusoria impressione di stabilità e progresso che non trova riscontro nei dati oggettivi”. Invece di “affrontare con strumenti concreti la crisi industriale, sostenere la domanda interna, promuovere la transizione ecologica e digitale delle imprese, rafforzare le politiche industriali e difendere l’occupazione”, l'esecutivo continua a “rincorrere provvedimenti spot e misure ideologiche, lasciando che a pagare il prezzo siano i soliti: lavoratori e famiglie".
Il momento della responsabilità
Gesmundo sottolinea poi che “il crollo della produzione in settori fondamentali come i beni di consumo e i beni intermedi non è solo un indicatore economico, è un segnale gravissimo di sofferenza delle filiere produttive e della domanda interna. Servono investimenti pubblici e privati, una strategia industriale degna di questo nome e una visione di lungo periodo. Serve, soprattutto, un confronto serio con le parti sociali, finora completamente ignorate da questo governo”.
La Cgil chiede quindi l’immediata apertura di un tavolo nazionale permanente con le parti sociali, per “affrontare l’emergenza industriale, con misure straordinarie per l’occupazione, il rilancio produttivo e la tenuta del tessuto economico italiano”. “È il momento della responsabilità", conclude il segretario confederale. "Chi governa non può continuare a voltarsi dall’altra parte mentre l’economia reale affonda”.