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L’Assemblea generale della Filt Cgil nazionale, riunitasi a Torino ha approvato oggi un'ordine del giorno sulla situazione internazionale attraverso il quale esprime “preoccupazione per la situazione geopolitica, per l’escalation di violenza e aggressione che determina l’attuale rapporto tra popoli e nazioni e che rischia di caratterizzare i prossimi decenni insieme ad azioni terroristiche e a crisi economiche e umanitarie”.
Nel documento la Filt “condanna altresì ogni forma di razzismo, anche antisemita, e ogni forma di deriva autoritaria. Sta al fianco di tutti coloro che lottano per la propria libertà, anche sindacale, e per l'autodeterminazione: cittadini, sindacalisti, giornalisti che pagano con la vita, con il carcere o con le torture la propria ricerca e affermazione di libertà. Proprio recentemente abbiamo espresso la nostra solidarietà, in un comunicato congiunto con la Cgil nazionale, ai camionisti in Iran che, sfidando leggi e azioni repressive, hanno portato avanti un lungo sciopero in tutto il Paese”.
“La Filt - si legge nell'ordine del giorno - considera il trasporto come missione, come elemento di connessione e di servizio, anche in tempi di crisi, esattamente come accaduto durante la pandemia. Il trasporto non può essere utilizzato come strumento di occupazione e di strategia dello sterminio.
Per questo motivo, abbiamo seguito con attenzione quanto stava succedendo a giugno scorso nel porto di Marsiglia, dove i lavoratori si sono rifiutati di movimentare pezzi di ricambio per mitragliatrici destinati all’esercito israeliano. Continuando a monitorare il passaggio della nave israeliana nei porti italiani abbiamo favorito una dichiarazione comune di Ett, il sindacato europeo dei trasporti, contro il trasporto bellico e contro la criminalizzazione dei lavoratori che si rifiutano di movimentare le armi e di sentirsi complici di azioni omicide contro i civili.
È necessario ed urgente prepararci, anche attraverso delle mobilitazioni, a rivendicare il diritto di bloccare l' imbarco nei porti di materiali di armamento destinati a paesi coinvolti in conflitti armati che violano il diritto internazionale o i diritti umani”.
“Ci opponiamo - spiega la Filt - non solo alla logica della guerra ma anche a quella dell’abitudine alla guerra, per cui un conflitto lava l’altro. E mentre i nostri occhi si spostano, la recrudescenza delle guerre messe da parte aumenta.
Una logica che l’Assemblea generale rigetta totalmente, ribadendo invece la necessità di soluzioni diplomatiche effettive, eque e non temporanee, e non indirizzate solamente ad accordi di tipo economico a partire dalla necessità che la comunità internazionale e la comunità europea ritrovino la propria voce e la propria vocazione”.
“Il recente accordo sul riarmo, fissato, su richiesta degli Stati Uniti, al 5% del PIL - prosegue la Filt - svilisce quei paesi che lo hanno firmato, accettando condizionamenti degli equilibri nazionali di bilancio che si scaricheranno sul già affannato stato sociale, in favore dell’arricchimento dei pochi che gestiscono l’industria bellica e quindi di poche economie mondiali, relegandoci di fatto a un’irreversibile subalternità.
Ci opponiamo allo stravolgimento della logica che si sta affermando da est a ovest, per cui la pace si ottiene con la guerra. Ci opponiamo al rinnovato accentramento praticato da singole potenze su decisioni di livello mondiale.
“Confermiamo - sostiene infine la Filt - il nostro impegno nella collaborazione con la Cgil nazionale per favorire l’invio di aiuti umanitari nelle aree di conflitto ed esprimiamo la necessità di un cessate il fuoco, di un ritorno al diritto internazionale e di un riconoscimento degli organismi internazionali, compresa la Corte internazionale di giustizia. Chiediamo inoltre, così come è stato fatto da molti Paesi e dall’Oil, che il governo italiano riconosca lo Stato di Palestina”.