"Raccogliamo la denuncia di Wista Italy e continuiamo a chiedere strumenti dedicati alla valorizzazione dei percorsi di carriera nei porti per tutte le donne e formazione mirata e continua". A dichiararlo Cecilia Casula e Amedeo D'Alessio, segretaria e segretario nazionale della Filt Cgil, specificando che "sono misure volte a garantire e soprattutto accrescere la rappresentanza femminile nei porti e la sua rappresentatività nell’alveo più generale anche delle catene di comando, iniziando, sin da dopo la pausa estiva, con un’iniziativa specifica su questi temi".

Wista Italy, un’organizzazione di networking internazionale lo scopo della quale è attrarre e sostenere le donne che lavorano nei settori marittimo, commerciale e logistico, ha inviato una lettera ai vertici del governo per chiedere di cambiare rotta, perché in 30 anni, vi sono state solamente 2 donne presidenti e 6 segretari a fronte di circa 300 nomine complessive, sottolineando che questa esclusione dai vertici portuali è un danno per la crescita. 

"Su 1 milione e 200 mila marittimi in attività a livello globale - riferiscono Casula e D'Alessio - le donne rappresentano solo il 2%, numeri molto allarmanti se si considera che di questo 2% più del 90% sono impiegate nel settore crocieristico. Difficoltà di accesso ai livelli manageriali e di vertice aziendale che spiega le retribuzioni più basse delle donne rispetto agli uomini. Al quale si aggiunge il minore accesso delle donne ai settori tecnologici ed informatici, fattore che concorre a determinare un grado di retribuzione inferiore.

Le donne rappresentano solo il 6% del personale che lavora in porto e solo l’1,7% nelle compagnie portuali ex Art. 17 legge 84/94, fanno eccezione Livorno e Napoli con un 20% di donne portuali, tra i terminalisti si arriva all’8%. Nella logistica la situazione migliora con il 13%, dove invece le donne raggiungono la parità sono le autorità portuali con ben il 47% di donne presenti, (46% quadri e 31% dirigenti)".

"Vi è l’assenza totale di donne a capo delle autorità portuali - proseguono – e l’attuale tornata di nomine ai vertici dei porti italiani non vede comparire la presenza di nessuna donna, non è solo un problema di parità di genere. È un problema di crescita e sviluppo del settore, di pari opportunità, di riconoscimento delle competenze, certificate, che, senza tema di smentita, esistono. Un problema anche di approccio culturale".

"Lo scorso giugno, insieme a Fit Cisl e Uiltrasporti con Assoporti, Uniport, Assiterminal, Ancip e Assologistica - affermano infine Casula e D'Alessio - abbiamo siglato un protocollo sulla parità e sul contrasto alla violenza di genere, proprio per rafforzare sempre di più l’impegno e la necessità, ormai improcrastinabile, di rendere patrimonio comune di tutti e tutte la realizzazione di una vera e tutelata equità".