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“Il fatto che per aver scritto dei romanzi io sia stato bersaglio di attacchi e diffamazioni da parte delle più alte cariche istituzionali, ci dice che la letteratura è una forma di conoscenza, perché se non lo fosse, non si sarebbero presi il disturbo di attaccarmi. Ci dice anche, però, che la qualità della vita democratica del nostro Paese è in via di veloce scadimento”. Non usa giri di parole Antonio Scurati per descrivere l’Italia di oggi.
L’autore di M, sollecitato dalle domande di Marcello Fois, è stato protagonista al Festivaletteratura di Mantova dell’evento intitolato “Il romanzo è democrazia”. Lo scrittore si è soffermato sui motivi che lo hanno portato a scrivere una saga monumentale, in cinque volumi, dedicata alla figura di Benito Mussolini: “Ho voluto raccontare l’epopea tragica del fascismo senza dare nulla per scontato. Col fascismo non abbiamo mai fatto i conti fino in fondo, e quel che sapevamo lo stiamo dimenticando”.
Scurati spiega di essersi chiesto, da antifascista, quale fosse la forma letteraria migliore da dare ai suoi libri: “Non volevo trasformare Mussolini in un eroe tragico, seppur sciagurato, ma non volevo neppure che il pubblico empatizzasse col dittatore”. Per questo la scelta è caduta sul romanzo, perché il romanzo può essere accessibile a tutti, è una forma d’arte popolare, “è un invito alla conoscenza rivolto a chiunque”.
E a proposito di conoscenza e trasmissione del sapere, Scurati difende a tutti i costi la scuola da attacchi ingiustificati: “Io sto dalla parte della scuola, che ha il compito improbo di fronteggiare un cambiamento epocale nelle forme della conoscenza. Bisognerebbe immettervi grandi risorse, ma ciò non viene fatto. Viva la scuola".
Dopo aver spiegato come, per lui, scrittura e politica non possano essere scindibili, Scurati ha chiuso l’incontro parlando del massacro perpetrato da Israele nei confronti della Palestina, e ponendosi una domanda densa di preoccupazioni per il futuro. “Non esito a parlare di genocidio. Noi che crediamo nella democrazia siamo doppiamente sgomenti, perché non è una dittatura, uno stato totalitario, a macchiarsi di genocidio, bensì una democrazia, Israele. E dunque oggi sono qui a chiedermi: cos’è una democrazia?”