“Mamma, credi che le cose prima o poi cambieranno?” Con questa domanda dolceamara, di cui non sveliamo la risposta, si chiude Respira, il corto di Riccardo Chiappa che affronta il tema della violenza di genere da una prospettiva originale. Presentato lo scorso 6 novembre in anteprima all’Auditorium della Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, si tratta di un progetto molto particolare, perché a portarlo sullo schermo è un regista di 17 anni.

Uno sguardo genuino che traspira da ogni inquadratura, seppur in alcuni tratti ancora incerta e immatura, ma carica di quella freschezza che nasce dalla coincidenza tra la prospettiva del regista e quella del protagonista. Entrambi si chiamano Riccardo. L’adolescente del film affronta il peso silenzioso della violenza domestica, tra l’infanzia e l’adolescenza, confrontandosi con la rabbia quotidiana dell’impotenza. Il corto si apre con un’inquadratura che sembra ispirata all’incipit di Familia, l’intenso film di Francesco Costabile che offre magistralmente un viaggio nella violenza domestica attraverso la soggettiva dei figli.

In maniera analoga, Respira segue il filo di Riccardo e della sua quotidianità di dolore e di silenzio. Il corto è un viaggio profondo nel rapporto madre-figlio, che con intelligenza racconta la violenza di genere senza far vedere i lividi. Gli unici sono quelli di Riccardo, che prende a pugni il muro per soffocare una rabbia muta. Vorrebbe urlare, Riccardo, ma né lui, né la madre ci riescono. Con incredibile maturità, nonostante la sua giovanissima età, il regista porta sullo schermo l’argomento della violenza economica. Una costante e continua erosione della libertà personale, che avviene attraverso il controllo economico da parte del partner e la privazione finanziaria: “Tu non hai bisogno di lavorare, i soldi a casa li porto io”.

dal corto "Respira"

Barbara Bovoli, nel ruolo della madre, ci restituisce con immediatezza e semplicità la dimensione del conflitto interiore, della dipendenza affettiva e della fragilità. Tra i personaggi che ruotano intorno a Riccardo e ad Elena ce n’è uno centrale, eppure volutamente mai messo a fuoco: il padre abusante. Di lui sentiamo la voce, intuiamo il profilo, ma non ne vediamo quasi mai l’identità. Scelta particolarmente acuta, che rende estraneo l’oppressore. Sfocato, come fosse una metafora, mancata, di quelle forze che a madre e figlio sembrano venire meno per allontanarlo.

Attorno al giovane regista, oltre a Barbara Bovoli, un cast importante, che vede al montaggio Claudio Misantoni, vincitore nel 2023 del David di Donatello per Esterno notte di Marco Bellocchio. Le musiche sono di Cranio Randagio, rapper romano scomparso poco più che ventenne. Il cortometraggio include nella colonna sonora, Vittorio come va?, un suo brano. Un film fatto da giovani talenti, che proprio ai giovani può arrivare dritto al cuore, parlando loro di esperienze dolorose che probabilmente alcuni stanno già vivendo. E per invitare tutti a riflettere su un problema che sempre meno, purtroppo, si manifesta come eccezione.