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"I nostri cinema hanno bisogno di festival che sostengano la produzione cinematografica indipendente”. Ken Loach ha voluto lanciare un messaggio, in occasione della rassegna AmiCorti a Roccaraso, che lo vedrà ospite dal 23 al 28 giugno. L’appello si è accompagnato all’annuncio del festival, che sarà dedicato proprio a lui. Un tema, quello delle produzioni indipendenti caro anche ad AmiCorti che, come sottolineato dallo stesso regista britannico, “promuove film che si collegano alla nostra vita quotidiana, con storie che le persone possono vedere come un riflesso delle proprie esperienze".
Nel corso della cerimonia che si terrà il 28 giugno Paul Haggis, Evgeny Afineevsky e Ken Loach riceveranno il premio alla carriera. "Possiamo vedere la nostra situazione con maggiore chiarezza quando viene riprodotta sullo schermo - ha aggiunto Loach -. Non solo, il festival propone progetti che incoraggiano una risposta collettiva alle idee che emergono dai film. Come regista, so che le proiezioni migliori sono quelle in cui il pubblico porta con sé in bocca qualcosa di più del semplice sapore dei popcorn. Realizziamo film per creare connessioni e stimolare pensieri e idee, a volte anche l’attivismo".
E a proposito di attivismo, lo stesso Ken Loach, insieme al suo sodale artistico Paul Laverty, non hanno fatto mancare il loro sostegno al film Put your soul on your hand and walk della regista iraniana Sepideh Farsi. In una lettera aperta da Cannes, il regista e lo sceneggiatore hanno condannato con forza lo “sterminio attuato da Israele nei confronti dei cittadini palestinesi”.
Laverty e Loach hanno inoltre puntato il dito sulla morte di numerosi giornalisti, tra cui la protagonista del film di Sepideh Farsi, la fotogiornalista Fatima Hassouna, uccisa dai bombardamenti con tutta la sua famiglia lo scorso 16 aprile. “Almeno tre organismi dell’Onu hanno descritto le azioni di Israele a Gaza come un genocidio”, scrivono i due cineasti, richiamando i politici alle loro responsabilità: “La ‘complicità nel genocidio’ include ‘assistenza diretta’ (armi o armamenti), ‘assistenza indiretta’ (sostegno politico o diplomatico) e, in modo cruciale, inazione, cioè sapere di non aver agito per prevenire il genocidio, quando, in certi casi, si hanno i mezzi e la responsabilità di farlo”.