Giorgio Nardinocchi, storico direttore di LiberEtà, la rivista dello Spi Cgil, è venuto a mancare ieri (29 ottobre) all’età di 74 anni dopo una lunga malattia.

La redazione della rivista, che ha diretto per 22 anni e fino al 2019, ne ricorda la “grande capacità professionale e umana”. E ancora: “È stato tra gli artefici della sua trasformazione da bollettino sindacale a vero e proprio rotocalco per le famiglie”.

Nardinocchi entrò giovanissimo in Cgil con una laurea in Sociologia ottenuta presso l’università di Trento, per anni Giorgio è stato anche direttore editoriale della casa editrice Ediesse, di proprietà della confederazione. Oltre a essere autore di libri, Nardinocchi ha curato molte biografie nella collana di storia della stessa Ediesse. La passione e la curiosità per il giornalismo e per il mondo dell’editoria lo avevano portato, in tempi in cui non erano molti a farlo, a diventare un profondo conoscitore delle tecniche di comunicazione e di quella pubblicitaria in particolare.

“Dopo aver passato il testimone all’attuale direttore Giuseppe Mennella, una volta in pensione Giorgio ha continuato a inviare i suoi articoli, l’ultimo dei quali è apparso nel numero di luglio-agosto”, si legge ancora nella nota.

Che continua: “A lui, che ha amato la discrezione, l’impegno quotidiano del lavoro che, con il suo modo di fare, diventava esempio per tutti, lo Spi e la casa editrice LibrerEtà daranno domani l’ultimo saluto. L’appuntamento dalle 10.30 alle 13.00 è presso la cappella del cimitero comunale di via Cattaneo, ad Aprilia, la sua città”.

Ci stringeremo nel dolore alla moglie Concetta, alla figlia Lavinia, ai due suoi nipotini, insieme a tanti suoi colleghi e colleghe, amiche e amici”, termina la nota.

La redazione di Collettiva si unisce al cordoglio per la scomparsa di un giornalista di valore.