Il 27 febbraio 1956 inizia a Roma il IV Congresso nazionale della Cgil, che approva l’istituzione delle sezioni sindacali aziendali, lanciata durante la prima Conferenza di organizzazione del dicembre 1954. Di Vittorio prende per la prima volta la parola in pubblico dopo l’infarto che lo aveva colto alla fine dell’anno precedente, affermando: “Amici e compagni delegati! (…) Mi sia consentito di esprimere i miei più vivi ringraziamenti a tutte le organizzazioni e a tutti i lavoratori d’Italia e di numerosi altri Paesi che in questa dolorosa occasione hanno voluto farmi giungere i loro fraterni auguri”.

“No - dirà nel suo intervento dalla Presidenza il segretario generale della Cgil - l’Italia non andrà indietro, andrà avanti, perché avanti sarà portata dalle forze sane del lavoro. Sì, noi porteremo avanti la nostra patria sulla via del progresso e del benessere, della pace, della libertà, dell’amicizia tra tutti i popoli della terra. Avanti Cgil; per portare avanti la nostra Italia verso la conquista sempre superiore e più alta di benessere e di civiltà!”.

Pace e amicizia tra i popoli

Un tema, quello della pace e dell’amicizia tra tutti i popoli della terra, che ritorna spesso nelle parole di Di Vittorio.

“Venite tutti nella Cgil - scriveva il 30 dicembre 1950 il segretario su l’Unità - aiutatela a divenire sempre più numerosa, più forte, più efficiente e la vostra grande organizzazione unitaria potrà realizzare i vostri obiettivi fondamentali di giustizia sociale, di benessere economico e culturale, di risanamento e di sviluppo industriale ed agricolo dell’Italia, di libertà e di pace!

Purtroppo l’orizzonte dell’anno che sorge è offuscato dalle minacce di guerra che si moltiplicano e si aggravano sul mondo. Nemmeno durante la tradizionale tregua natalizia ha voluto tacere la triste propaganda di odio e di guerra. Ma i popoli, tutti i popoli, vogliono la pace; ed i lavoratori sono dovunque all’avanguardia delle forze di pace.

Di fronte a coloro che vogliono ad ogni costo dividere il mondo in due blocchi nemici, per portarli a massacrarsi a vicenda – e che sulla stessa base vorrebbero dividere gli italiani – noi riaffermiamo l’esigenza suprema dell’unità del popolo italiano, della solidarietà internazionale dei lavoratori e della pace del mondo, nell’indipendenza di tutti i popoli, nella libera convivenza di tutte le razze e di tutti i sistemi sociali e politici, in pacifica ed amichevole emulazione fra di loro, affinché l’intera umanità sia libera, prospera e felice”.

“Se la celebrazione del Primo maggio diviene, ogni anno, più grandiosa nel mondo - tornerà a dire il Primo Maggio 1953 - è perché il suo significato esprime le aspirazioni più profonde e più vive dell’uomo. (...) Il Primo maggio (…) i lavoratori del mondo intero, celebrando la potenza invincibile del lavoro, rivendicando il loro diritto alla conquista di migliori condizioni di vita riaffermano la loro volontà collettiva di accelerare la marcia verso l’emancipazione del lavoro, che libererà tutta l’umanità dal timore delle crisi, dalla paura della fame, dall’incubo della guerra, ed aprirà ad essa la via radiosa del benessere crescente e d’un più alto livello di civiltà. Il lavoro è creatore di beni; il lavoro eleva gli uomini, li rende migliori e li affratella; il lavoro è pace”.

Il lavoro è pace

Non a caso recita oggi l’art. 2 dello Statuto confederale: “La Cgil basa i propri programmi e le proprie azioni sui dettati della Costituzione della Repubblica e ne propugna la piena attuazione.

Considera la pace tra i popoli bene supremo dell’umanità.

La Cgil ispira la propria azione alla conquista di rapporti internazionali per i quali tutti i popoli vivano insieme nella sicurezza e in pace, impegnati a preservare durevolmente l’umanità e la natura, liberi di scegliere i propri destini e di determinare le proprie forme di governo, di trarre vantaggio dalle proprie risorse, nel quadro di scambi giusti e rivolti al progresso e allo sviluppo equilibrato tra le diverse aree del mondo, a partire da un rapporto equilibrato tra i Paesi industrializzati e quelli del Sud del mondo, a un nuovo ordine economico, ecologico, culturale e in materia di diritti umani.

La Cgil considera la solidarietà attiva tra i lavoratori di tutti i Paesi, e le loro organizzazioni sindacali rappresentative, un fattore decisivo per la pace, per l’affermazione dei diritti umani, civili e sindacali e della democrazia politica, economica e sociale, per l’indipendenza nazionale e la piena tutela dell’identità culturale ed etnica di ogni popolo”.