Non si può più rimandare il confronto sul settore auto in Italia, altrimenti si rischiano gravi conseguenze sul futuro industriale. È l'allarme che arriva dalla Fiom, già lanciato nell'ultimo periodo e ribadito oggi con forza. "La completa assenza di confronto sulle politiche governative, a partire dal dl Rilancio, per il settore dell'automotive sta generando confusione e incertezza. In un momento di profonda crisi del mercato e di ulteriore peggioramento della situazione industriale e occupazionale, le notizie che trapelano sulla decisione di incentivare l'acquisto di auto con emissioni addirittura superiori a quelle stabilite dalla Commissione europea è un danno per i lavoratori e per l'ambiente. Le risorse pubbliche devono servire a un piano per favorire la transizione industriale e di mercato utili a garantire gli obiettivi Ue la ripartenza della ricerca, sviluppo e produzione con la conseguente tutela degli addetti". Sono le parole Michele De Palma, segretario nazionale Fiom e responsabile settore automotive e Simone Marinelli, coordinatore nazionale.

La ricetta giusta prevede l'esatto contrario. "È necessario incentivare la riduzione degli stock di auto già nel canale di distribuzione - prosegue il sindacalista -, tali incentivi devono sostenere la domanda per le auto entro i limiti imposti dalla normativa comunitaria, privilegiando il rinnovo delle flotte pubbliche e private". 

Il governo italiano, a differenza da quello tedesco e francese, continua a non volersi confrontare su un piano industriale di settore con sindacati e imprese, anzi "adotta iniziative estemporanee senza una strategia sul futuro". La Fiom dunque si chiede: "Il futuro dei lavoratori italiani dell'automotive ha due tappe importanti: prestito con garanzia dello Stato e la fusione con Psa. Se non ora, quando il confronto con il governo?".