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Tutto in una settimana. Giovedì 6 aprile la Camera dei deputati dovrebbe cominciare a votare la conversione in legge del decreto del governo che abolisce i voucher e reintroduce la responsabilità in solido nella catena degli appalti, e a breve dovrebbe riprendere anche il confronto tra sindacati e Confindustria sulla contrattazione. “È la settimana della verità – afferma Franco Martini, segretario confederale della Cgil ai microfoni di RadioArticolo1 -, perché sebbene il decreto del governo rappresenti già un risultato importantissimo, serve un testo di legge. E per questo la mobilitazione della Cgil prosegue”.
La campagna del sindacato, infatti non si ferma. “Per due ragioni – continua Martini-. Innanzitutto perché senza una legge, il 28 maggio si voterà comunque. E poi perché l'appuntamento referendario è anche uno strumento a sostegno della proposta di legge di iniziativa popolare per la Carta dei diritti, il nostro progetto in positivo per ricostruire un diritto del lavoro che in tutti questi anni è stato massacrato”.
“La Carta dei diritti universali è una proposta in 97 articoli che rimette al centro della discussione pubblica il lavoro e i diritti dei lavoratori – afferma ancora il dirigente sindacale - anche a fronte della debolezza della politica. Quella politica che negli ultimi anni ha messo al centro della sua azione l'attacco al lavoro e ai diritti. Il merito di questo cambio di paradigma è sicuramente della Cgil, perché la sua iniziativa si è offerta come contenitore di un grande disagio, di protesta, di insofferenza per le scelte fatte da questi ultimi governi”.
La scorsa settimana, tra l'altro, l'Inps ha reso noti i dati sul mercato del lavoro, dai quali si capisce che gli unici posti di lavoro che si sono creati sono precari, quindi c'è un aumento esponenziale della precarietà, confermato anche dai più recenti dati Istat. “Credo che l'aumento degli inattivi – ha spiegato Martini – sia sintomo di un crollo della fiducia. Le persone sanno che di lavoro nuovo e buono ce n'è poco, perché non ci sono state risposte strutturali alla crisi occupazionale. In realtà, quello di cui abbiamo bisogno è una crescita di nuove occasioni di lavoro, e questo non può essere determinato dai bonus, ma da nuove misure di politica industriale, da investimenti pubblici e privati”.
Intanto continua il confronto sulla contrattazione e sulle relazioni industriali. “La discussione sulla proposta unitaria di Cgil, Cisl e Uil è in atto – conferma Martini -, e ha già prodotto alcune intese. Il punto più critico al momento è il confronto con Confindustria. Ma evidentemente su questo tema pesano anche elementi di incertezza che riguardano le dinamiche interne a viale dell'Astronomia”. “È del tutto evidente – conclude - la difficoltà della maggiore associazione di rappresentanza delle imprese italiane a rendere un po' più concreto il confronto. Naturalmente tutto ciò incide nel quadro complessivo, perché Confindustria rappresenta, o perlomeno dovrebbe rappresentare, le imprese strategiche del nostro sistema produttivo. Ma in generale registriamo una tendenza di natura difensiva da parte un po' di tutti i sistemi di impresa. E questa è l'ennesima conferma che non ci sono all'orizzonte politiche di sviluppo sostenute dalle istituzioni. Questo inevitabilmente produce un ripiegamento generale un po' di tutti i settori del mondo del lavoro”.