Dopo anni di mobilitazione, finalmente dalla ministra Marianna Madia arriva una prima risposta concreta per le tante maestre e le tante educatrici precarie delle scuole per l'infanzia e degli asili: l'agognata stabilizzazione, con una norma inserita all’interno del decreto entilocali. Ma non per tutte sarà così. Il caso di Venezia è emblematico da questo punto di vista nell'indicare un possibile cortocircuito tra le politiche governative e le reali capacità degli enti locali di poterle realizzare, stretti dai vincoli del Patto di stabilità. 

Dopo un primo momento di giubilo per l'impegno assunto dalla titolare del dicastero della Funzione pubblica al question time alla Camera dei deputati, nella città lagunare è emersa una triste verità: nessuna stabilizzazione per le 60 operatrici dei servizi educativi del Comune, precarie da oltre 36 mesi. La ragione? Lo sforamento del Patto di stabilità che non permette all'amministrazione di assumere a qualsiasi titolo per l'anno in corso. 

Cosa comporta tutto questo per le 41 strutture tra nidi e scuole dell'infanzia? "Già in questi mesi l'impossibilità di aprire nuovi contratti per le supplenze ha creato un problema di sottorganicità, con una ricaduta indiscutibile sui carichi di lavoro e sulla qualità del servizio", come ha spiegato questa mattina ai microfoni di RadioArticolo1 il delegato della Fp Cgil Venezia e Rsu del Comune di Venezia Enzo Tataranni. "Più in generale, però, a Venezia è la tenuta del sistema educativo infantile che è messo a rischio. Le prospettive per il prossimo settembre, infatti, sono ancora dubbie: senza poter riassumere le lavoratrici precarie - che coprono il sostegno ai bambini diversamente abili e anche dei posti in ruolo - sarà difficile continuare come prima. Privatizzazione, contrazione forzata dell'offerta, chiusura anticipata delle scuole per la mancanza di un organico sufficiente, queste le possibili risposte che l'amministrazione potrebbe dare per far fronte alla situazione, anche se ancora nulla è stato reso noto a livello istituzionale", continua Tataranni. 

Le lavoratrici sperano nella deroga alle sanzioni per lo sforamento del Patto di stabilità, come è già successo negli ultimi anni. Una cosa è certa, però, non si arrenderanno. La loro mobilitazione continuerà fino a quando non raggiungeranno l'obiettivo: la conquista della stabilizzazione e, di conseguenza, il miglioramento della qualità del servizio per i bambini e per i genitori che usufruiscono delle scuole per l'infanzia e per gli asili nido comunali.