Dalla vertenza Ideal Standard alla vicenda della Tap di Melendugno, dall’incidente in Austria al gasdotto a quello odierno alla raffineria di Milazzo, dalle nuove forme di welfare alla questione contrattuale. Questi, gli argomenti affrontati da Emilio Miceli, segretario generale Filctem, nella conversazione odierna ai microfoni di RadioArticolo1.

“Vi sono industrie che hanno fatturato, ordini e non vanno male, ma essendo di proprietà di multinazionali, hanno strategie che contrastano con il lavoro: è il caso di Ideal Standard, dove di fronte a una riorganizzazione aziendale complessiva, che avrà un effetto domino in tutto il Paese, abbiamo proclamato uno sciopero e chiesto un incontro al Mise. È una vicenda che ci fa ripiombare nel periodo più nero della crisi e per quei lavoratori e lavoratrici sarà comunque un Natale all’insegna dell’incertezza e preoccupazione”, ha osservato il dirigente sindacale.

 

“Passando alla Tap, io la reputo un’infrastruttura giusta e utile per l’Italia e per l'Europa. Le polemiche sull’opera sono legate più che altro alla sua dimensione territoriale, che ovviamente rispettiamo, perché è del tutto naturale che le popolazioni vogliano essere tranquillizzate e in qualche modo contare nelle decisioni generali che si prendono. Ma quando si tratta di grandi lavori che hanno una funzione non solo nazionale, ma sovranazionale, bisogna tener conto delle necessità e delle urgenze del Paese”, ha commentato l’esponente Cgil.

“La vicenda austriaca del gasdotto ci dice che fa bene l’Italia a diversificare le fonti di approvvigionamento. È una delle prime condizioni per poter avere un sistema energetico efficiente e arrivare così all’autosufficienza, con benefici effetti in termini di diminuzione dei costi per il comparto produttivo industriale e per il consumo domestico delle famiglie: essere legati a un solo fornitore o avere una sola via d'accesso per una cosa così preziosa, qual è la fornitura di beni energetici, è sbagliato”, ha aggiunto il sindacalista.

“Nel corso degli anni, il sindacato si è battuto affinché settori trainanti per la nostra economia, dove ci sono quote di export importantissime - mi riferisco alla chimica - fossero uno dei punti d'innovazione del Paese. In tal modo, si è investito, ammodernando il processo produttivo e migliorando anche le emissioni, laddove vi fossero elementi di criticità. Le nostre ‘guardie’ nelle aziende - delegati e Rsu -, sono sempre impegnate sul versante dei controlli e per mettere a punto un sistema di relazioni industriali che coinvolga i temi della salute e della sicurezza. Perciò, l’incidente di stamattina alla raffineria di Milazzo, che ha causato un incendio, subito domato, con tre persone che hanno dovuto ricorrere ai controlli sanitari, dimostra che questi sono temi su cui non ci possiamo consentire di tenere bassa la guardia, perché prima ancora dell'ambiente, ci sono innanzitutto i lavoratori”, ha proseguito Miceli. 

“In materia di welfare, le cose stanno cambiando per quanto riguarda gli strumenti di tutela sociale che entrano a far parte dei contratti ed è un modo per poter allargare il sistema di sicurezza sociale, di fronte alla regressione dello Stato sulle politiche di welfare che c’è stata in questi anni, per effetto delle leggi di Stabilità e delle politiche di convergenza in Europa. Questo, è chiaro, non può diventare uno strumento di uso e consumo di chi pensa che il welfare sia in qualche modo l’ultima trovata per tagliare i salari. Oggi si tende a definire welfare tante cose che non lo sono, come i benefit più diversi e fantasiosi, al posto del denaro contante. Dobbiamo mettere dei paletti e delle limitazioni, sennò il rischio è che diamo corso al pagamento in natura, al posto della moneta di uso comune”, ha continuato il numero uno della Filctem.   

“Fine anno, dunque, è tempo di bilanci e prospettive. Posso dire che la nostra è una delle categorie che si è difesa meglio, tra quelle che hanno fronteggiato la scorsa campagna contrattuale, però è evidente che siamo ancora in una fase di contenimento delle retribuzioni, ed è in atto un tentativo di compressione dei salari, che non è mai venuto meno nella logica delle idee delle associazioni datoriali. Il salto da fare è quello di non declamare solo il fatto che oggi il Pil porta un segno più di un punto e mezzo, e così sarà nei prossimi anni, ma di uscire da una logica di austerità nei contratti, che comunque c'è stata, dove abbiamo provato a difendere quel bene che anche per noi è l'impresa. Su questo, bisogna trovare i giusti modi e le giuste parole per convincere lo schieramento imprenditoriale ad aprire una fase nuova, diversa dall’attuale”, ha concluso Miceli.