Oggi Prato, un anno dopo, si ferma per ricordare il giorno in cui sette operai cinesi morirono nel rogo della Teresa Moda. Era domenica primo dicembre 2013, quando gli operai che dormivano nei loculi in cartongesso, vennero avvolti dalle fiamme. Erano clandestini sfruttati dai loro connazionali. Il rogo nella ditta cinese del Macrolotto di Prato alzò il velo sulle condizioni in cui lavorano gli immigrati cinesi nei laboratori di cucito del ‘pronto moda’.

Prato oggi ricorda le sette vittime, cinque uomini e due donne, quasi tutti senza permesso di soggiorno in Italia. L’incendio, hanno stabilito i vigili del fuoco, si e’ sviluppato in una zona in fondo al capannone, adibita alla cucina e al riposo: a innescare il fuoco potrebbe essere stata una stufa mal funzionante oppure lo scoppio della bombola di gas dei fornelli.

Erano le 7 del mattino e i lavoratori di Teresa Moda’ – una decina – si preparano ad una nuova giornata di lavoro, dalle 13 alle 17 ore al giorno per una cifra che oscillava tra i due ed i tre euro all’ora, mangiando e dormendo laddove cucivano. Fumo e fiamme non hanno lasciato scampo alla maggioranza di loro. I finestroni del capannone erano dotati di sbarre, si è salvato solo chi è riuscito a raggiungere la porta e aprirla. E’ certo che uno di loro ha cercato la salvezza mentre le fragili pareti ardevano e il soppalco su cui erano allestite le stanzette stava per crollare.

Un uomo ha tentato di fuggire rompendo il vetro, è riuscito a tirare fuori il braccio mentre il fumo aveva già avvolto tutto. Lo troveranno cosi’ i vigili del fuoco che per portar fuori il cadavere hanno dovuto segare l’inferriata. E’ una ”morte annunciata o perlomeno non ‘sorprendente”’, dirà poco dopo l’assessore alla sicurezza pratese – di 7 lavoratori cinesi, altri due finiscono in ospedale per intossicazione da fumo. Le indagini procedono ma faticano a rompere il muro di silenzio con cui da sempre la comunità cinese si protegge. E’ il marito di una delle vittime che lavorava lì da anni a infrangerlo indicando gli effettivi proprietari di ‘Teresa Moda’.

Sono tre, arrestati e attualmente a processo: due sorelle e il marito di una di loro. L’inchiesta chiarirà che la coppia era nel capannone quando all’alba del primo dicembre scoppiò l’incendio, riuscendo a salvarsi. Le ipotesi di reato sono omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro aggravata dal disastro, incendio colposo aggravato, omicidio colposo aggravato plurimo, favoreggiamento aggravato, a fini di profitto, della permanenza sul territorio dello Stato di clandestini.

Il sostituto procuratore
di Prato Lorenzo Gestri ha chiesto dieci anni e otto mesi di carcere per Lin Youlan, otto anni per sua sorella Lin Youli e per il marito di questa, Hu Xiaoping. Ma alla sbarra sono anche i due proprietari italiani dell’immobile, i fratelli Giacomo e Massimo Pellegrini che, secondo l’accusa, erano al corrente degli abusi edilizi realizzati nel capannone. L’accusa è di omicidio plurimo colposo.