Tutto il mondo – nel caso tutta l’Italia – è paese. E anche in Trentino convincere la politica a ridurre i propri privilegi resta un'impresa complicata. Lo fanno capire molto chiaramente Paolo Burli, Lorenzo Pomini e Walter Alotti, segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, denunciando in un loro comunicato “l’irresponsabilità” mostrata dall’associazione degli ex consiglieri regionali con il suo ricorso contro l’annunciata riforma dei vitalizi.

“Abbiamo chiesto di procedere speditamente con la discussione e approvazione delle proposte di legge – dicono i tre sindacalisti –, correggendo alcune storture, prima fra tutte quella dell'anticipo del beneficio del vitalizio a 60 anni per coloro che non hanno ancora maturato il diritto”. “A nostro avviso – proseguono – il diritto al vitalizio, nelle modalità e nelle forme modificate dai disegni di legge, dovrebbe essere maturato secondo i limiti di età stabiliti dalla disciplina previdenziale di tutte le lavoratrici e di tutti lavoratori, quindi ad oggi a 66 anni e 3 mesi. Se di anticipo si dovesse ancora parlare allora si stabilisca anche un livello minimo di contribuzione, un aumento delle decurtazioni per gli anni di anticipo fino all'età di 62 anni”.

E ancora: “Per quanto riguarda le attualizzazioni e la corresponsione delle superliquidazioni abbiamo sollecitato la commissione a provvedere a fissare un tetto massimo, al di là dei calcoli effettuati per stabilire il montante maturabile dagli ex consiglieri in virtù dell'età anagrafica e dell'aspettativa di vita”.

“Inoltre, per il regime pensionistico riguardante i nuovi consiglieri eletti a partire dall'attuale quindicesima legislatura, crediamo che sia stato fatto un passo avanti, legando la contribuzione ai fondi di previdenza complementare. Potrebbe però essere garantito un di più di trasparenza fissando, come accade per i sindaci, un'indennità lorda mensile per la carica di consigliere, comprensiva anche di quella che i disegni di legge in discussione individuano come contributo previdenziale a carico della Regione. Così il trattamento economico del consigliere sarebbe del tutto chiaro, permettendo al consigliere stesso di decidere in autonomia di versare parte della sua retribuzione a fini previdenziali”.