Trasferiti a più di mille chilometri di distanza, da Milano a Rende (Cosenza). È la sorte che attende 65 dei 110 dipendenti del call center Almaviva, dopo la conclusione della commessa dell’Eni. Una decisione presa per il “sopravvenire di oggettive esigenze aziendali di natura organizzativa e tecnico-produttiva”, ha spiegato l’azienda in una lettera, intimando ai lavoratori di presentarsi nel nuovo posto di lavoro alle ore 12 del 3 novembre prossimo. E immediatamente è scattata la protesta di Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil, che vede oggi (venerdì 13 ottobre) lo sciopero per l’intera giornata e l’organizzazione di presidio a Milano, fuori dall’azienda (in via dei Missaglia 97).

“Dopo il più grande licenziamento di massa dagli anni Settanta in poi (1.666 lavoratori e lavoratrici sul sito di Roma), dopo i ricatti perpetrati nei confronti dei lavoratori di Napoli e Palermo che videro la sottrazione di diritti e salario, si è consumato l'ultimo atto inaccettabile, da parte di Almaviva, nei confronti dei lavoratori e lavoratrici di Milano, 'colpevoli' di aver votato no a un'intesa capestro, firmata dalla sola Fistel”. Così la Slc Cgil Emilia Romagna in un comunicato, rimarcando che l’azienda, subito dopo “aver appreso l'esito del referendum, decide d'inviare la lettera di trasferimento da Milano a Rende a fronte di un ‘miracoloso’ aumento di volume di traffico sul sito calabrese”. Nello stesso giorno, però, il gruppo “comunicava ai lavoratori del sito calabrese di ‘aver necessità di smaltire gli istituti (ferie e permessi) per il mese di ottobre’. È chiara, dunque, la ritorsione aziendale nei confronti di questi lavoratori e lavoratrici. Tutto questo non può più essere accettato”.

Per la Slc Cgil nazionale “continua lo 'sforzo' di Almaviva di comprimere i salari dei dipendenti italiani adeguandoli a quelli dove delocalizza, attraverso il ricatto tra licenziamenti o trasferimenti e riduzione del salario contrattuale e attacco ai diritti così come avvenuto a Napoli, Palermo e Milano”. Il sindacato rimarca che "Almaviva ha comprato da Conduent di Cagliari il ramo d’azienda in Italia, che coinvolge circa 60 addetti, e il ramo di azienda in Romania con circa 500 addetti. Il licenziamento dei lavoratori romani e i sacrifici degli altri lavoratori consentono a quest’azienda di accumulare risorse da investire nei paesi a basso costo e che continueranno a sottrarre lavoro ai nostri call center, in un dumping forsennato, utile ad Almaviva per giustificare ulteriori pretese sui dipendenti”.

Una politica, conclude la Slc, che “oltre a minacciare il Ccnl e il suo rinnovo, pone Almaviva fuori dalle regole condivise, falsando il mercato e deprimendo il valore di questa attività. Lo sforzo delle organizzazioni sindacali, di Asstel, del governo per definire il costo orario di settore, al fine di evitare gare sotto la soglia di legalità, è l’esatto contrario della politica di Almaviva nel nostro Paese". L’impegno di Slc Cgil, dunque, è quello "di fermare questa deriva inaccettabile. Per i lavoratori Almaviva, per il Ccnl e per l’intero settore”.