Lo sciopero generale, la crisi economica, il ddl di riforma del mercato del lavoro, la legge di Stabilità, le Province, la questione morale, il processo Eternit. Sono i temi dell'intervista ad Alberto Tomasso, segretario della Cgil Piemonte, andata in onda oggi su Italia parla, rubrica quotidiana di RadioArticolo1 (qui il podcast integrale).

In primis, l'evento del 12 dicembre, dove Torino ospiterà l'intervento di Susanna Camusso. "Ci siamo organizzati bene come al solito – spiega il dirigente sindacale –. Ho la fortuna di lavorare in un contesto dove nei momenti di mobilitazione si dà sempre il massimo, come ha dimostrato la straordinaria partecipazione alla manifestazione del 25 ottobre, con più di 10.000 persone partite per Roma. Stiamo lavorando perché ci siano piazze piene e fabbriche e uffici chiusi. Di sicuro, sarà un grande sciopero, che costituirà un punto di riferimento nei confronti del disagio sociale, presente all'interno della regione. Fin da ora, vedo in giro molto fermento e partecipazione. Si stanno svolgendo più assemblee del previsto e in tante aziende si associano anche i delegati della Cisl, che esprimono il desiderio di partecipare all'astensione del 12. Stiamo facendo poi tante iniziative con i giovani: io andrò all'università di Asti a un'assemblea con gli studenti, mentre i ragazzi delle scuole medie superiori di Vercelli hanno deciso di organizzare un'assise cittadina, invitando la Cgil a parlare con loro per spiegare le ragioni dello sciopero generale".

Altra questione, che si aggiunge alle tematiche alla base dell'astensione del 12, la crisi economica, sempre più grave. Tomasso ha così commentato: "Ormai siamo il Sud del Nord, con più di 100.000 lavoratori e lavoratrici in cassa integrazione all'interno del nostro territorio, cifra equivalente alla popolazione di Alessandria. A queste persone diciamo che hanno un futuro piuttosto incerto, perché con il prossimo anno inizia la 'Fornero', che, come si sa, riduce le protezioni sociali. Quindi la prospettiva è assai negativa, nè abbiamo segnali di possibili investimenti, l'edilizia è a picco, il settore metalmeccanico sta andando giù e la situazione generale è di una durezza impressionante".

E, di certo, le norme legislative sul lavoro, in via di approvazione in Parlamento, non aiutano a migliorare il quadro. "Quando nelle assemblee spieghiamo i contenuti del disegno di legge delega di riforma del mercato del lavoro – ha detto ancora il leader della Cgil Piemonte – le reazioni sono desolanti; i lavoratori sono consapevoli di tutta la discussione che si sta svolgendo attorno a quei provvedimenti e già vanno ai decreti attuativi che sono la modifica della legge 300 negli articoli 4, 13 e 18. Poi c'è il contratto a tutele crescenti, dove non si capisce bene se vale solo per i nuovi assunti o per tutti quelli che troveranno lavoro. In molti, ci chiedono del salario minimo e quindi della possibilità che il contratto nazionale non diventi più un punto di riferimento. In pratica, sono tutte quelle situazioni che caratterizzano il dibattito generale e che probabilmente condizioneranno le sorti di milioni di lavoratori in Italia". 

Altro argomento-simbolo dello sciopero di Cgil e Uil, la legge di Stabilità, con il Piemonte protagonista, da una parte con il sindaco di Torino, Fassino, presidente dell'Anci; dall'altra, con il governatore Chiamparino, a capo della conferenza delle regioni, che propone un lodo basato su due assi: rivedere insieme al Governo gli aumenti previsti per il fondo sanitario nazionale e verificare la possibilità di rinegoziare i debiti delle Giunte, spalmandoli su più anni. "Nel momento in cui si fanno tagli così forti alle regioni – ha commentato Tomasso –, non è possibile dire al premier 'tagliate gli sprechi', perché è un'affermazione sciocca e banale: indipendentemente se ci sarà il lodo o meno, noi già abbiamo un'impostazione che vede aumentare le tasse regionali, come l'Irpef superiore ai 28.000 euro, e parliamo di gente che guadagna 1.200 euro al mese, ovvero lavoratori dipendenti e pensionati. Inoltre, sarà più caro il bollo auto e il bollino blu delle caldaie. E se non si raggiunge il lodo che propone Chiamparino, di sicuro le cose andranno ancora peggio. Dunque, c'è un'assenza di prospettive sul lavoro, aggravata dall'ipotesi di tanti licenziamenti in primavera, dall'abbattimento della cig e dall'aumento delle tasse a carico dei lavoratori".

Il segretario della Cgil piemontese si è soffermato anche sulle province, "che appaiono come un film di Fellini, nel senso che si dice tutto e il contrario di tutto. Abbiamo sbagliato a dire che non servivano, in quanto in passato sono state utilizzate come ipotesi di risparmio e semplificazione della pubblica amministrazione. Oggi il quadro è insostenibile, con quattro province del nostro territorio sulle soglie del dissesto e le altre fuori dal Patto di stabilità, mentre i nuovi enti di secondo livello che ne prenderanno il posto rischiano di nascere monchi. Noi siamo sempre stati scettici su tutta l'operazione, perché nel momento in cui si toglie qualcosa bisogna capire com'è possibile sostituirla. Il lavoro delle province poteva essere razionalizzato. Si tratta di enti intermedi che hanno una miriade di competenze, come viabilità, edilizia scolastica, ambiente, mentre alcune deleghe sono state decentrate alla regione, come uffici dell'impiego, mercato del lavoro, formazione professionale. Come la Cgil aveva prospettato a suo tempo, la riforma va completata, quindi in che modo ridisegnare deleghe e affidamenti, e a chi spetta pagare i debiti pregressi. Ma questo tipo di problematiche non lo si è affrontato, si è partiti da una riforma pseudo-organizzativa e ora dobbiamo capire come fare. Ad esempio, se questo inverno arriva la neve, anch'essa di competenza delle province, ci sono i soldi per spalarla?"

Ieri è iniziata, presso il palazzo di giustizia di Torino, l'udienza preliminare del procedimento penale per peculato che vede coinvolti consiglieri regionali, sia ex che in carica, a cui vengono contestate spese di denaro pubblico effettuale nella precedente legislatura. "Quel che è successo in Piemonte è figlio del malcostume generale – ha specificato Tomasso –: se ci sono amministratori che hanno usato la loro poltrona per avere forme di vantaggio personale, sicuramente vanno puniti, perché abbiamo la necessità di rinnovarla davvero questa politica, ridandole un valore etico, al servizio del Paese. In realtà, il problema è molto più vasto, come testimoniano i casi di Roma, Venezia, Milano, che denotano una forte connivenza tra parte del mondo politico e un sistema di interessi importante sotto il profilo economico, legato al malaffare che va individuato e snidato".

Infine, il processo Eternit, chiuso la settimana scorsa con una sentenza profondamente ingiusta, che ha colpito in modo pesante i cittadini piemontesi, in particolare quelli di Casale Monferrato. Mentre tra pochi giorni ricorrerà l'anniversario del gravissimo incidente della Thyssenkrupp, avvenuto nel 2007, che causò la morte di sette operai. "Per la Eternit si è consumata un'ingiustizia storica – ha concluso il numero uno della Cgil piemontese –. Ero a Roma al processo, insieme ai familiari e agli ex lavoratori. Esprimendosi così, la Cassazione è come se avesse fatto cadere una palla di piombo sulla testa di tutti, ma noi non intendiamo arrenderci, perchè una ferita così profonda non può rimanere aperta. Invece, sulla Thyssenkrupp, quantomeno in prospettiva, il capitolo si è chiuso positivamente. Più in generale, in una situazione così complicata di fortissima crisi come questa, il ricatto all'interno delle aziende, in tema di salute e sicurezza sul lavoro, è forte, ed è evidente che con il passare degli anni i macchinari diventano vecchi, bisogna fare delle revisioni, c'è un problema di manutenzione ordinaria e straordinaria. Nei fatti, quindi, siamo in una situazione di maggiore incidenza dei rischi d'infortunio all'interno delle aziende, con il possibile coinvolgimento di migliaia di lavoratori. Di ciò, siamo consapevoli, e per questo ci battiamo per rafforzare i controlli e gli interventi ispettivi sui luoghi di lavoro".