A 18 anni dalla privatizzazione di Telecom Italia, il risultato è un impietoso bilancio negativo che descrive un’azienda fortemente impoverita. Il tutto mentre si consuma una battaglia per il controllo dell’attuale Gruppo Tim tra due azionisti, Vivendi ed Elliot, che prosegue ormai da mesi e che non accenna a placarsi. È quanto affermano, insieme, i sindacati di categoria Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil, secondo i quali “gli ultimi mesi hanno consegnato uno scenario straordinariamente preoccupante con l’emersione di migliaia di potenziali esuberi gestiti senza effetti traumatici solamente grazie ad un importante accordo di tenuta, realizzato dal sindacato confederale.”

Per questo Slc, Fistel e Uilcom annunciano un presidio dei lavoratori mercoledì 21 novembre dalle ore 11.00 di fronte la sede del Ministero dello sviluppo economico a Roma.

Nonostante i sindacati abbiano salutato “con favore la decisione di Cassa depositi prestiti di entrare nel capitale sociale di Tim, denunciano comunque “il sostanziale immobilismo che caratterizza l’attuale situazione aziendale ed il contestuale emergere di voci su presunti progetti di spezzatino”. Slc, Fistel e Uilcom sono ovviamente contrari e chiedono di “difendere il patrimonio industriale e professionale dell’intero perimetro del gruppo in Italia, della sua Rete, dei suoi Assets anche a seguito di eventuali operazioni industriali e societarie che potrebbero determinarsi".

"Il gruppo Tim, nonostante i colpi subiti in questi ultimi venti anni - continuano le sigle sindacali- , ha ancora oggi enormi potenzialità e, per quanto ci riguarda, ribadiamo con forza la necessità che deve rimanere integro ed in tal senso ci batteremo contro ogni ipotesi, da chiunque provenga, di spezzatino del gruppo che comporterebbe innanzi tutto esuberi di migliaia di lavoratori."

Il ministro del Lavoro in occasione della firma dell’accordo sulla solidarietà si era impegnato a convocare i sindacati per aprire un tavolo presso Mise sul comparto delle Tlc, sul futuro del Gruppo Tim e della Rete in quanto detentore della Golden Power. A distanza di 4 mesi, però, non è arrivato nessun riscontro “con il rischio che gli accordi sottoscritti non siano sufficienti a scongiurare ulteriori esuberi. Una situazione sempre più preoccupante, denunciano i sindacati che hanno formalizzato a fine ottobre una richiesta di incontro urgente anche al Presidente del Consiglio."

Per tutte queste ragioni i sindacati hanno organizzato il presidio del 21 novembre,“per sollecitare un confronto sul futuro della più grande azienda di telecomunicazioni del Paese”.