“Il testo che l’Ars si appresta a discutere non dà risposte all’emergenza abitativa in Sicilia e rischia di trasformarsi in una nuova occasione di saccheggio del territorio”. E' quanto sostiene in una nota la Cgil regionale che ha oggi (17 febbraio) presentato in una conferenza stampa della segretaria generale, Mariella Maggio, del componente di segreteria Antonio Riolo, e del segretario regionale della Fillea, Franco Tarantino, un’analisi della situazione e le sue proposte sull’argomento.

“La definizione corrente
di piano casa per il ddl del governo regionale - ha detto Maggio - è inappropriata e fuorviante. Rischiamo infatti - ha sottolineato la dirigente sindacale - un provvedimento che potrebbe mettere in moto sanatorie, speculazioni e cambi di destinazione d’uso anche in barba agli strumenti urbanistici dei comuni, quando invece la Sicilia avrebbe bisogno di un piano generale di investimenti per nuovi alloggi popolari e per la messa in sicurezza degli edifici pubblici e privati”.

Il sindacato regionale - prosegue la nota - 
"dice no ad ampliamenti che non rispettino i piani urbanistici dei comuni , ritiene inoltre che la bioedilizia debba essere, negli ampliamenti, condizione prioritaria e premiante. E disegna una proposta alternativa basata su una diversa filosofia, che mira a dare risposte all’emergenza casa, all’esigenza di rimettere in moto l’economia e l’occupazione in edilizia e alla necessità di mettere in sicurezza immobili pubblici e privati”. La Cgil stima "in 60mila il numero di nuovi alloggi popolari necessari a fronteggiare il problema abitativo delle categorie economicamente più disagiate, di anziani, di giovani, di stranieri. A fronte di ciò, viene rilevato nel documento, il governo Berlusconi ha assegnato alla Sicilia 2,2 milioni di euro che basteranno a costruire solo 19 alloggi popolari. Mentre è ancora inattuata la proposta del 2008 dell’assessorato ai lavori pubblici per la costruzione di 20mila alloggi per una spesa di 467 milioni. Questo mentre il settore è in calo complessivo, con una diminuzione del 66 per cento nel 2009 delle gare bandite, il calo delle ore lavorate e la perdita di 30mila posti di lavoro".

“Da oggi - ha sottolineato Tarantino
- i 60mila alloggi che indichiamo saranno oggetto di vertenze nel territorio”. La Cgil chiede anche, "lo sblocco dei cantieri delle opere “sottosoglia” (importi inferiori a 5 milioni), il recupero e la ristrutturazione dei centri storici, la riapertura dei termini alle imprese alle cooperative finanziate col piano decennale della casa, l’incremento delle risorse regionali per le zone franche urbane, la ricognizione del patrimonio edilizio nelle cinture periferiche delle aree metropolitane". E propone inoltre , come ha detto Riolo, “un uso sociale dei beni confiscati alla mafia , che - ha spiegato - potrebbero essere utilizzati come alloggio parcheggio per le situazioni di disagio sociale che segnaliamo e che attendono risposte”.