Il 31 marzo si è completata l’adesione di tutti i comuni veneti agli Ato (Ambiti territoriali ottimali di riferimento) per i servizi pubblici locali (acqua, gas, rifiuti, trasporti). A questo nuovo livello, si dovrà ora individuare, settore per settore, il sistema di gestione (in house o con affidamento a terzi tramite gara europea) e il successivo affidamento del servizio. Come cambierà il panorama dei servizi pubblici locali, che nel Veneto occupa oltre 18.000 dipendenti ed è connotato da un mix di grandi (Hera, Aim, Veritas) e piccole imprese, quotazioni in borsa e gestioni consortili, accorpamenti di più servizi o limitazioni al singolo settore, oltre a una vera e propria giungla tariffaria? Una risposta tenterà di darla un convegno, organizzato dalla Cgil Veneto per il 9 luglio a Mestre, (ore 9,30, auditorium della provincia, in via Forte Marghera), che partirà dalla presentazione di una ricerca appositamente commissionata all’Ires regionale, e dalla messa a confronto tra i modelli di governance presenti in Veneto, Emilia e Toscana, oltre che da uno sguardo all’esperienza francese e tedesca, dove si stanno operando alcune revisioni rispetto al passato.

La riflessione parte da un monitoraggio della situazione (innovazione e finanza, indici patrimoniali, efficienza operativa, costi degli organi sociali, qualità, tariffe, organici), azienda per azienda e comune per comune, mettendo in luce l’enorme differenziazione che, ad esempio, vede la stessa Veritas applicare (a una famiglia di 3 persone e una casa di 100 metri quadri) una tariffa di igiene urbana di 325 euro a Venezia, contro i 152 di Marcon, oppure fare di Venezia (con 240 euro per il servizio idrico - consumo annuo di 200 mc) la città capoluogo meno cara del Veneto, mentre a Rovigo la stessa acqua costa 398 euro e a Padova 313. Meno disparità c’è tra i biglietti di trasporto pubblico locale, ma il divario si manifesta negli abbonamenti che, per un anno, costano 484 euro a Rovigo contro i 305 di Treviso.

Assieme ai sindacalisti interverranno, in quella che vuole essere una riflessione aperta e costruttiva, rappresentanti delle aziende del settore e delle Istituzioni (regione e comuni). Attualmente il Veneto è suddiviso in 7 Ato nel settore dei trasporti, 8 nel servizio idrico integrato, un solo Ato regionale, suddiviso in 11 bacini, per la gestione e smaltimento dei rifiuti, 15 per il gas (la cui gestione in questi giorni è messa a gara a Belluno, aprendo la strada a un percorso che ha come termine ultimo il 2017). In questa suddivisione convive una miriade di aziende, gran parte delle quali si è consorziata a livello regionale (dando vita a 'Vivere acqua' e a 'Consorzio rete ambiente') per l’acquisto di materie prime, gestione del magazzino, ricerca, fino all’emissione di obbligazioni, come nel caso degli 'hydrobond'.

Come evolverà ora questo modello? Secondo la Cgil, "occorre una riflessione collegiale e condivisa su una materia delicata, che riguarda risorse e beni comuni, e impatta sulla qualità della vita dei cittadini, ma che deve, al contempo, coniugare l’utilità pubblica con una gestione di tipo industriale. Di qui il convegno, i cui lavori saranno aperti da una presentazione di Paolo Righetti, della segreteria regionale della Cgil, cui seguirà l’illustrazione della ricerca da parte di Giuseppe Barba, dell’Ires veneto. Tra gli interventi, sono previsti i contributi di Giancarlo Corò, economista, Franco Zanata, Presidente di Contarina Spa, Fabio Trolese, Presidente del Consorzio Viveracqua, Luca Scalabrin, Presidente dell’Actv. Conclusioni affidate a Fabrizio Solari, segretario confederale Cgil.