"Quando il mondo della scuola si mobilita insieme agli studenti e alle famiglie, con le dimensioni di questo periodo, il governo dovrebbe farsi qualche domanda". Così il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, risponde alle dichiarazioni del ministro delle Riforme, Maria Elena Boschi, in un'intervista a RadioArticolo1 (ascolta il podcast integrale).

"A forza di dire che loro tirano dritti, non valutano l'astensione o le mobilitazioni, sembra che si vogliano isolare in una torre d'avorio - prosegue -. L'idea di Boschi, che la scuola non sarebbe 'proprietà dei sindacati', è tipica di un governo che non vuole fare i conti con la realtà del paese: la scuola in Italia viene da una serie di riforme, prima quella Moratti e poi quella Gelmini, che sono sempre state contrastate. Lo stesso governo ha detto che non andavano bene. La scuola oggi è frutto di quei provvedimenti, non certo del sindacato che ha sempre difeso i lavoratori, la funzione sociale e il percorso di costruzione dell'integrazione nella scuola".

Susanna Camusso quindi prosegue: "Viene un sospetto: l'arroganza del governo nel negare le ragioni dei lavoratori della scuola significa che non hanno un progetto, e allora affermano il principio della proprietà, il principio che c'è un uomo solo al comando che dirige tutto. Dovrebbero rileggersi gli studiosi del lavoro, che spiegano che non è la singola scuola d'eccellenza che crea crescita e sviluppo, ma è la crescita dell'istruzione in un intero territorio".

Così facendo, secondo il segretario, "forse terrebbero conto delle nostre ragioni, quando diciamo che il primo problema è la dispersione scolastica, la non costruzione d'integrazione, la necessità di essere nei luoghi di frontiera. Non serve la scuola dei ricchi - conclude -, al contrario lo sviluppo del paese si è sempre creato quando l'istruzione si diffondeva e diventava conoscenza collettiva".

Ascolta Susanna Camusso