“Lo sciopero di oggi è riferito a un processo di riorganizzazione che non va avanti, a un rapporto tra le scelte di riorganizzazione e l'assetto complessivo degli appalti e dell’andamento di Poste che non funziona, oltre al tema ben noto della privatizzazione e delle modalità con cui si intende farla”. A dirlo è il segretario generale Cgil Susanna Camusso, partecipando oggi (venerdì 4 novembre) a Bologna alla manifestazione regionale dei lavoratori di Poste Italiane, nel giorno dello sciopero generale dei 130 mila dipendenti. Il leader sindacale ha poi ricordato che Poste è “un servizio pubblico e non esclusivamente un’azienda” e che in ballo è anche “il rinnovo del contratto, che è connesso a tutti i processi sia di privatizzazione sia di riorganizzazione”.

“Sono a rischio almeno 20 mila posti di lavoro sia nel settore postale sia nel finanziario”. L’annunciata ulteriore privatizzazione di Poste Italiane, e le conseguenti ricadute sull’occupazione, hanno messo da tempo in allarme i sindacati, che hanno quindi indetto lo sciopero generale nazionale. L’astensione dal lavoro, proclamata da Slp Cisl, Slc Cgil, Failp Cisal, Confasal.Com e Ugl Com, è per l'intera giornata, previsti anche presidi e manifestazioni in ogni regione. Prosegue intanto il blocco degli straordinari, che si concluderà mercoledì 23 novembre.

“La decisione del Consiglio dei ministri di quotare in Borsa un ulteriore 29,7 per cento e del conferimento alla Cassa depositi e prestiti del rimanente 35 per cento del capitale, con l'uscita definitiva del ministero dell'Economia dall'azionariato di Poste Italiane, muta completamente gli assetti societari e il controllo pubblico dell’azienda” spiegano i sindacati, ricordando come questa decisione segua, a breve scadenza, il primo collocamento azionario di oltre il 30 per cento effettuato nell’ottobre del 2015.

Una privatizzazione che ha “il solo fine di fare cassa e recuperare qualche miliardo di euro per ‘lenire’ il debito pubblico, ma che non tiene in considerazione il ruolo sociale svolto da Poste Italiane sull'intero territorio”. Slp Cisl, Slc Cgil, Failp Cisal, Confasal.Com e Ugl Com denunciano come già ora si assista “ai reiterati interventi di chiusura degli uffici postali nelle zone più disagiate e al recapito della corrispondenza a giorni alterni, scelta contestata recentemente dal Parlamento europeo, compromettendo la qualità del servizio offerto e la garanzia del servizio universale”.

L’azienda “fa utili e offre servizi competitivi”, illustrano le organizzazioni dei lavoratori: la privatizzazione, dunque, “può celare la volontà di togliere dal mercato l'unico concorrente scomodo delle banche, che oggi troppo spesso sono nell'occhio del ciclone della finanza speculativa”. I sindacati rimarcano che attraverso Poste Italiane passa “anche la democratizzazione del risparmio nel nostro paese, per costi, trasparenza e rendimenti garantiti, con i suoi 500 miliardi di euro raccolti ogni anno dal risparmio postale negli oltre 13 mila uffici postali”. I sindacati, in conclusione, rammentano che “mentre il management di Poste Italiane in questi giorni è impegnato in ulteriori acquisizioni societarie nel campo finanziario, la concorrenza continua a erodere fette di mercato al suo core business tradizionale, vedi i competitors privati con il ritiro delle spedizioni nelle edicole e l'accordo sul pagamento delle bollette nelle farmacie”.