Il 60% dei lavoratori della Coop Estense di Andria e Barletta ha aderito allo sciopero, proclamato da Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil per l'intera giornata lavorativa per dire no ai licenziamenti e alla mobilità. Su circa duecento addetti, oltre la metà hanno incrociato le braccia, e dalle 5 del mattino si sono ritrovati in presidio davanti agli ingressi dei due ipermercati della provincia Bat, così come hanno fatto i loro colleghi degli altri 12 punti vendita di Coop Estense in Puglia. Il tavolo del 21 maggio si è concluso senza trovare una soluzione per la procedura di licenziamento collettivo, avviata dalla cooperativa per 147 dipendenti di tutta la rete di vendita di Puglia e Basilicata.

Intanto, l’incontro romano presso il ministero del Lavoro, al quale ha partecipato oltre agli altri rappresentanti sindacali anche la segretaria generale Filcams Puglia, Mary Manocchio, si è concluso con un nulla di fatto. Discussione rimandata al 16 giugno. “Abbiamo fatto ulteriori proposte all’azienda durante il vertice al ministero del Lavoro per risolvere la vertenza. Speriamo che le notti fino a quel giorno portino consiglio".  “Diciamo no alla procedura di mobilità che ha aperto la Coop per 147 addetti – spiega la segretaria della Filcams Bat, Tina Prasti. Mobilità dovuta non ad un esubero di personale, ma a un esubero di spese che grava poco più dell'11,60% sul costo dei lavoratori. Dopo tante trattative, abbiamo capito la volontà dell'azienda solo alla fine quando, cioè, avevamo messo proposte concrete sul tavolo delle trattative, per andare incontro alle difficoltà del momento: eravamo anche disposti a sacrificare parte della retribuzione dei lavoratori che si privavano del contratto integrativo aziendale. La Coop, invece, mirava ad ottenere l'appoggio dei sindacati per esternalizzare alcuni reparti. Questo, a parer nostro, provocherebbe nel tempo non solo l'esubero del personale, ma darebbe il via libera al sottosalario, allo sfruttamento del lavoro e alla richiesta di ulteriori sacrifici ai lavoratori, già part-time. Parliamo di dipendenti non possono essere utilizzati come cavie da laboratorio, perchè l'azienda è questo che vuole, fare un esperimento. Una cosa inaccettabile per noi”.

“Si tratta di quasi 150 persone – ricorda il segretario generale della Cgil Bat, Luigi Antonucci –, che rischiano di andare ad aggiungersi al lungo elenco di quelli che un lavoro non ce l'hanno più. Il problema vero è che i vertici della Coop hanno deciso ogni cosa, senza neanche immaginare di provare a trovare una soluzione alternativa. I dipendenti hanno appreso tutto da un comunicato stampa, seguìto a una conferenza stampa, una vera follìa. Ormai, sembra che in Italia ci sia sempre qualcuno che decida; il resto, sono quelli che subiranno le questioni. Non può essere così, i lavoratori, oggi ad Andria e Barletta, provano a dare delle risposte a chi vorrebbe lasciare per strada tutte queste persone. Noi non ci stiamo e non ci fermiamo. Combatteremo fino all'ultimo, e i lavoratori devono sapere che Cgil, Cisl e Uil sono al loro fianco, perchè un solo posto di lavoro in meno non è una perdita per il singolo, ma per l'intero territorio”.