Da Almaviva a Call&Call, da Teleperformance a Comdata: le percentuali di partecipazione allo sciopero nazionale dei call center indetto unitariamente dai sindacati per oggi (4 giugno) arrivano all’87%, con punte del 98%, e con interi servizi di assistenza bloccati. E' il dato diffuso dalla Slc Cgil. Si tratta di cifre molto alte, che vanno a sommarsi alla grande partecipazione della manifestazione di Roma, che ha visto oltre 7.000 lavoratori giunti da tutta Italia .

“Con i primi dati di adesione
allo sciopero nazionale dei call center si profila un dato di adesione che va oltre le migliori previsioni - così dichiara in una nota Riccardo Saccone, coordinatore nazionale delle Tlc di Slc Cgil.
 
“Un dato eccezionale
– continua il sindacalista - che dimostra la forza di un settore che non si piega ad una logica 'a perdere' ma che, invece, rivendica diritti e futuro, chiedendo regole certe per i cambi d’appalto.  Positivi anche i primi commenti dal mondo della politica e delle istituzioni che, a partire dal Vice Ministro De Vincenti, stanno anch’essi indicando nella diversa disciplina dei cambi d’appalto una delle soluzioni per dare finalmente una dimensione industriale al settore.”
 
“Ora - conclude la nota
- occorre proseguire con la stessa energia la vertenza tramite iniziative pubbliche e  mobilitazioni territoriali, sino a quando non otterremo gli interventi legislativi richiesti. Con la giornata di oggi siamo sicuri che le migliaia di lavoratrici e lavoratori di questo settore hanno definitivamente imposto all’attenzione del paese i problemi reali di un settore produttivo che, da tempo ormai, non è più un “lavoro di passaggio” ma una fonte di occupazione stabile.”

I leader di Cgil, Cisl e Uil
dal palco di piazza Santi Apostoli al termine del corteo hanno chiesto di modificare la legge sugli appalti dei call center. "Attenzione a lasciar fare alle imprese che per far crescere i profitti svalorizzano il lavoro", ha dichiarato il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso. "Il governo può fare cose utili per trovare soluzioni al settore, a cominciare dalla modifica della legge sugli appalti per evitare che le imprese sfruttino certe situazioni", ha aggiunto il leader della Uil, Luigi Angeletti.

"Chiediamo al governo di farsi carico del precariato e di dare incentivi fiscali alle imprese che occupano giovani, donne e persone del mezzogiorno", ha affermato il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni. Dai leader sindacali anche qualche stoccata al presidente del Consiglio: "Per cambiare non basta dire che ci si mette la faccia - ha fatto notare Camusso - bisogna togliere di mezzo chi ha frenato il Paese".