“Nel dibattito pubblico delle ultime settimane non si è mai parlato di sanità, l’impressione è pessima. Già in campagna elettorale il tema non è stato affrontato seriamente, nemmeno dai singoli candidati nelle regioni. E in generale, nessuno nei programmi ha detto che bisogna aumentare gli investimenti in sanità e portare al 7 per cento il Pil pro capite di finanziamento del Servizio sanitario nazionale. Nessuno ha detto come riorganizzarlo. La mia sensazione è che in questo paese si sia perso l'orizzonte che definisce l'universalità di un diritto”. Lo afferma in un'intervista a RadioArticolo1 la segretaria confederale della Cgil Rossana Dettori.

L’ennesimo allarme sul futuro della sanità pubblica è risuonato nei giorni scorsi grazie a un report della Fp Cgil sulle liste d'attesa, secondo il quale i tempi di attesa medi per ottenere prestazioni diagnostiche o visite specialistiche dal 2014 al 2017 sono aumentati. “Siamo alla vera emergenza sanitaria nel nostro paese – commenta la dirigente sindacale –, non mi viene un'altra parola per dirlo. I tempi d'attesa nel servizio pubblico sono lunghissimi, e sono lunghi anche nelle strutture private convenzionate. Le uniche soluzioni rimaste per avere una prestazione in tempi normali sono ricorrere all’intramoenia nelle strutture pubbliche oppure pagare nelle quelle private”.

“Questo ovviamente – aggiunge Dettori – significa aumentare il numero di coloro che rinunciano alle cure. Per questo motivo parlo di una grave emergenza. Non riuscire ad accedere alle cure significa aumentare le patologie, lasciare agli anziani una povertà di accesso ai servizi. Insomma, o si cambia radicalmente il tipo di finanziamento e la modalità organizzativa del servizio pubblico e quello convenzionato, oppure davvero siamo destinati a diventare l'ultimo paese dell'Europa a 15 rispetto all'accesso”.

Quanto all’intramoenia, aggiunge Dettori, “noi abbiamo proposto che venga bloccato quando c'è lo sforamento dei tempi della lista d'attesa definiti dal Servizio sanitario nazionale. Non può esserci un meccanismo competitivo rispetto a una prestazione che deve essere garantita e universale, e invece innesca il dumping rispetto all’erogazione della prestazione. Quindi non c'è un'alternativa se non si blocca l'intramoenia, si smaltiscono le liste d'attesa e poi si riprende l'intramoenia una volta che però è stata garantita la normalità della prestazione a tutti i cittadini. Da parte di alcune regioni c’è stata una risposta positiva a questa nostra proposta, ma la ministra Lorenzin, che aveva tutt'altro interesse, non ci ha mai risposto”.