“Le cose dette nel corso dell’incontro non le abbiamo reputate rassicuranti: per questo, confermiamo le iniziative programmate in tutti gli impianti Eni e Saipem, con sciopero nazionale di otto ore per il 20 gennaio. Nei prossimi giorni decideremo unitariamente ulteriori mobilitazioni da tenersi a febbraio”. Così Emilio Miceli, segretario generale della Filctem Cgil, al termine del primo round, avvenuto il 12 gennaio scorso a Roma, al ministero dello Sviluppo economico, tra la responsabile del governo Federica Guidi, il management di Eni e i sindacati confederali e di categoria sulle prospettive della chimica nazionale, alla luce del nuovo progetto industriale su Versalis, mentre sotto il dicastero protestavano circa 200 lavoratori provenienti dagli otto impianti italiani del gruppo (considerando anche un centro di ricerca, per un totale di 6.000 addetti, incluso l’indotto), sull’onda della campagna di mobilitazione nazionale avviata dai sindacati, che ha coinvolto l’insieme dei dipendenti del gigante dell’energia.

Un summit, dunque, dal carattere interlocutorio, che ha lasciato le rispettive posizioni ferme ai blocchi di partenza. L’Eni ha confermato l’importanza del piano di trasformazione di Versalis, ribadendo che sulla chimica non c’è alcun volontà di smantellamento, ma solo una trasformazione centrata sulla focalizzazione in specialities e sull’efficientamento della macchina, affiancata dalla ricerca di un partner che assicuri al business il carburante necessario a sostenere il piano d’investimenti avviato (pari a 1,2 miliardi in tre anni).

Le organizzazioni dei lavoratori hanno ribadito la propria contrarietà all’operazione, tutta orientata verso fondi speculativi che hanno interesse, per loro stessa natura, ad investimenti con ritorno a breve termine per i loro investitori. In particolare, Sk Capital è un fondo speculativo, per di più di piccole dimensioni, che fin qui ha fatto acquisizioni e partecipazioni per cifre irrisorie. “Abbiamo confermato la nostra preoccupazione – spiega il leader della Filctem – che Sk Capital possa trasferire il debito dell’acquisizione sulle spalle di Versalis, pregiudicando definitivamente la possibilità di mantenere le risorse previste dal piano industriale stesso della società dell’Eni. Abbiamo ancora ricordato ai nostri interlocutori che il fondo americano ha escluso il mantenimento degli investimenti volti alla riconversione in chimica verde di alcuni impianti, quali Porto Marghera e Porto Torres”.

“Dal canto suo, la nostra controparte industriale – ha rilevato ancora il dirigente sindacale – si è limitata a esporre le difficoltà di quadro strategico, sia sulla chimica che in relazione alla congiuntura del basso costo della materia prima, rimarcando come ancora sia in una fase istruttoria e non abbia deciso - in relazione al partner da scegliere – con chi ‘concludere’ la trattativa”. “In sostanza – ha spiegato il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, presente alla riunione –, Eni non ha assunto alcun impegno significativo rispetto ai temi fondamentali che abbiamo proposto, cioè il destino della chimica e della chimica verde nel nostro Paese”.

Mentre la responsabile del Mise, a conclusione dell’incontro, aggiungono le tre sigle, “ha mantenuto un profilo di genericità, tipico dei primi approcci relazionali, pur sottolineando come ritenga sensata la richiesta dei sindacati del mantenimento in mano italiana di Versalis e della chimica di base, assicurando non solo nuovi incontri, ma anche un’attenzione del Governo rispetto alla trattativa in corso”. Il mantenimento di un tavolo negoziale al ministero è considerato comunque una notizia positiva per la numero uno della Cgil, “che potremmo interpretare come la volontà di mettere qualche paletto in più rispetto a quelli di Eni".