"L'anticamera dei licenziamenti e di possibili gravi discriminazioni". E' quanto prevede secondo la Cgil il maxiemendamento del governo alla legge di Stabilità in tema di mobilità nel lavoro pubblico, approntato per dare attuazione alla lettera presentata all'Unione Europea. Il responsabile del dipartimento Settori pubblici di corso d'Italia, Michele Gentile, si chiede infatti “perché cambiare una norma di legge peraltro già in vigore dal 2001? Qualche consulente del ministro Brunetta ha dichiarato che serve per rendere possibili i licenziamenti nel settore pubblico, ma i due cambiamenti del maxiemendamento, rispetto alla norma del 2001, sono la scomparsa delle relazioni sindacali e la mobilità nell’ambito regionale, peraltro già presente nella manovra di agosto”.

Quindi, osserva Gentile, “non si tratta di una disposizione, come qualche incompetente ha detto, che prevede 'finalmente' la mobilità, ma è al contrario invece un'operazione diversa: togliere di mezzo il sindacato, come non avviene nei settori privati, individuare con assoluta discrezionalità gli esuberi, stabilire discrezionalmente come e dove avviene la mobilità, senza alcun criterio conosciuto”. Per questi motivi, secondo il dirigente sindacale della Cgil, “sorge il sospetto legittimo che si possa parlare di 'mobilità discriminatoria': perché manca un criterio conosciuto per la mobilità territoriale e, soprattutto, perché si potrebbero salvare dalla mobilità proprio quei 'comandati', cioè coloro che cambiano luogo di lavoro se richiesti dalla politica”.

Inoltre, osserva ancora Gentile, “questo primo passo si accompagna ad una ulteriore 'previsione' fino ad ora non attuata: il superamento delle dotazioni organiche che porterebbe automaticamente a far scattare esuberi non derivati da situazioni organizzative, ma da scelte di taglio alla spesa pubblica che il Governo ha già compiuto nelle ultime 3 manovre”. Così, quindi, “alla riduzione di 60 mila posti di lavoro annui, al taglio del 50% della spesa per i lavoratori precari e al blocco della contrattazione, si aggiungerebbe questa ulteriore misura che nulla ha a che vedere con la mobilità ma solo con un ulteriore accanimento contro i 3 milioni e mezzo di lavoratori pubblici”, conclude Gentile.