“Primo a maggio a Nuoro per lanciare, dalle aree interne, un messaggio di riscatto e chiedere quel salto di qualità nelle politiche della Regione che ancora, evidentemente, non c’è stato”. Il segretario generale della Cgil Sarda Michele Carrus è stato in piazza Italia il giorno della Festa del lavoro, per dire che occorre tradurre in risultati concreti quelle azioni annunciate che, seppure apprezzabili, rischiano di vanificarsi perché, nel frattempo, i diversi territori della Sardegna soffrono e subiscono gli effetti di anni di abbandono e di crisi economica e sociale”.

“Dobbiamo impegnarci, tutti, perché non venga travolto dal malcontento diffuso quel che di buono si fa, perché è evidente che c’è un lavoro di lunga lena da fare e nessuno possiede ricette miracolose – ha detto Michele Carrus - ma per raggiungere gli obiettivi serve più chiarezza e concretezza. Anche nel dialogo con le parti sociali, che può dare i suoi frutti quando è costante, produttivo e non vissuto quasi come una fatica”.

“Il Piano del lavoro che noi rivendichiamo serve a questo – ha continuato Carrus – è un insieme di misure non isolate, interventi integrati che investano le risorse concentrandole su alcuni settori, quelli innovativi, alcune aree, quelle più depresse, e soprattutto sui giovani (le forze più creative e produttive) e sulle donne (ogni nuovo posto di lavoro femminile ne genera un altro nei servizi)”.

E poi occorre accelerare gli investimenti pubblici, perché va bene il piano delle infrastrutture predisposto dalla Giunta, ma poi bisogna aprirli davvero i cantieri e creare le condizioni per incentivare gli investimenti privati. “Questi interventi ancora non ci sono – aggiunge il segretario generale - la prova è certo nei dati economici sempre negativi rilevati da tutti gli istituti di ricerca, ma soprattutto è nei ragionamenti, nelle proteste e nelle proposte che in tutti i territori il sindacato rileva e cerca di tradurre in azioni concrete da proporre alla Giunta”. Da qui il richiamo alla responsabilità di chi governa, perché accolga quelle proposte, magari mettendole in discussione in un confronto costruttivo, e perché interpreti anche i segnali di protesta e malcontento non come un ostacolo, ma come pungolo a fare meglio e di più. In caso contrario è evidente che quei segnali e quel malessere non potranno che sfociare in atti di mobilitazione del mondo del lavoro.