L'accoglienza a Bari di circa 700 migranti, sbarcati due settimane fa, è stato "un segnale di grande solidarietà da parte di tutti, ma il fenomeno delle migrazioni ha bisogno di risposte strutturate". Così il segretario generale della Cgil Puglia, Pino Gesmundo, ai microfoni di RadioArticolo1 nel corso della trasmissione Italia Parla. Nell'atteggiamento di grande solidarietà del territorio pugliese, ha spiegato, tutti hanno fatto la loro parte: "A cominciare dal sindaco, poi tante associazioni, ma soprattutto uomini e donne, cittadini baresi, hanno voluto dare un contributo di accoglienza. Questa - però - non può essere l'unica risposta".

 

Per affrontare un fenomeno così epocale serve la buona politica. "Tutti i giorni siamo messi di fronte a responsabilità come uomini e donne, ma anche come Cgil in quanto organizzazione - riflette Gesmundo -. Lo scenario in Puglia sta mettendo in crisi le comunità, dinanzi a una gara a ribasso che troppo spesso si apre: c'è poca occupazione, poche politiche sociali, poco sviluppo. Dobbiamo evitare che si inneschi un meccanismo di lotta tra poveri. Proprio per questo, anche sui migranti, le istituzioni devono definire risposte strutturali".

Un fenomeno "inarrestabile" che respinge soluzioni di corto respiro: "Il solo volontariato non può bastare. Siamo intervenuti e abbiamo chiesto alle istituzioni di svolgere un ruolo importante, soprattutto alla Regione, alle prefetture chiediamo di coordinare le azioni di accoglienza rispetto ai primi momenti dopo gli sbarchi". Un'accoglienza virtuosa che "deve rispettare la dignità degli esseri umani, coloro che approdano nei nostri territori nella speranza di una condizione di vita migliore. Non tutti, purtroppo, rispondono allo stesso modo".

Da parte sua la Cgil ha una proposta, la Carta dei diritti universali del lavoro, che se diventasse legge potrebbe migliorare le condizioni sia degli italiani sia dei migranti. "È proprio questo il punto - per Gesmundo -, creare le giuste condizioni di sviluppo per evitare che le aziende affrontino la concorrenza mediante l'abbattimento del costo del lavoro e dei diritti. Abbiamo un Piano del lavoro nazionale, insieme a un Piano declinato sul nostro territorio: chiediamo investimenti mirati in innovazione e ricerca, per creare le condizioni di uno sviluppo vero, puntare a un lavoro di qualità, anche per questo proponiamo la Carta dei diritti. Finché non ci sarà - a suo avviso -, il mercato si farà abbattendo il costo del lavoro: questo creerà sempre più un dumping tra i più disperati e poveri".

Con l'estate torna, in modo drammatico, il rischio del caporalato. "Chi lo conosce bene - dice il sindacalista - sa che non riguarda solo i migranti: tanti italiani partono dal brindisino alle 4 del mattino per raggiungere altri territori dopo ore di viaggio e venire sfruttati dai caporali". Gesmundo ricorda Paola Clemente, la bracciante morta di fatica due anni fa, e rilancia la sfida per la legalità del lavoro nei campi: "È una battaglia importante che riguarda tutti, non solo la Puglia: fenomeni di caporalato si possono trovare e denunciare in altri territori, perfino nei più ricchi del nostro Paese. È un problema anche culturale, le aziende devono comprendere che non si può fare profitto sulla pelle e sul sangue dei lavoratori".

LEGGI ANCHE Puglia, sindacati contro Emiliano
Per non dimenticare Paola Clemente