La situazione di Alitalia ormai è un rebus. La scadenza del 21 novembre, deadline della settima proroga, è passata senza che nulla accadesse. Anzi, è accaduto che Atlantia si è sfilata dalla cordata con Ferrovie dello Stato e Delta Airlines (che ha comunque confermato di essere pronta “a investire fino a 100 milioni di euro per una partecipazione del 10 per cento”). Il ministro dello Sviluppo economico Patuanelli continua a sostenere che entro marzo l’operazione deve essere conclusa, ma è evidente che tutto è tornato in discussione. E si fa strada l’ipotesi di ricominciare daccapo, con un risanamento operato dal governo e poi la nuova messa in vendita sul mercato.

"Alla scadenza prevista non è stata formalizzata l'offerta vincolante da parte del consorzio", ha detto oggi (martedì 26 novembre) il presidente del Consiglio Giuseppe Conte: "Resta la disponibilità di Ferrovie e di Delta Airlines, vediamo se si confermerà l'interesse di Lufthansa. Ma è chiaro che in questo momento non abbiamo una soluzione di mercato a portata di mano. Stiamo valutando proprio in queste ore, evidentemente, anche alternative".

Una posizione confermata anche dal ministro Patuanelli, durante l'audizione in Commissione Industria al Senato. "Stiamo valutando diverse opzioni con attenzione. Non è una proroga al consorzio che si stava costituendo, perché quella strada non c’è più. È dieci anni che si tenta di privatizzare la compagnia, ma ha una dimensione che il mercato fa difficoltà ad accettare”, ha spiegato, precisando che Alitalia non è mai stata privatizzata “perché non ci si è riusciti, a parte piccolissime fasi", mentre nel passato “è stata persa l'occasione sull'asse Air France e Klm”.

"L'ipotesi di un supercommissario, senza che ci sia una prospettiva industriale, è piuttosto pericolosa per i lavoratori", commenta alle agenzie di stampa il segretario nazionale di Filt Cgil Fabrizio Cuscito: "Si andrebbe incontro a una ristrutturazione senza avere un piano industriale, quindi senza garanzie per il futuro". Per l'esponente sindacale il governo "dovrebbe assumere la regia dell'operazione e capire le intenzioni reali dei soci: vorremmo sapere perché sono venute meno queste manifestazioni di interesse. Ci sono molti investitori privati che guardano l'Alitalia in agonia, pronti a intervenire per acquistarla a un prezzo più basso". A questo punto, conclude Cuscito, "se l'esecutivo vuole mettere mano a una ristrutturazione, metta anche mano a un vero piano industriale su cui poi cercare il consenso degli investitori privati".

“Al governo diciamo di fare alla svelta, perché non c'è più tempo di aspettare, è venuto il momento delle decisioni”. Così il segretario generale della Cgil Maurizio Landini, parlando sabato 23 novembre della situazione della compagnia di bandiera a margine della Festa del quotidiano “Il Foglio”, che si è tenuta a Firenze. “Non abbiamo nulla in contrario all'ingresso di Ferrovie o Atlantia, alla presenza del ministero o di altri soggetti stranieri”, ha proseguito l’esponente sindacale: “Il punto è quale piano industriale si sostiene. E il piano industriale per Alitalia deve allargare le attività anche a lungo raggio, dentro una prospettiva che possa aprire anche al trasporto di altre cose. Credo che si debba sollecitare il governo affinché si arrivi a una decisione in questa direzione”.

In attesa che i commissari scrivano nuovamente al ministero dello Sviluppo economico per manifestare lo stato dell'arte, l'idea comparsa in questi giorni sulla stampa sarebbe quella di un nuovo commissariamento, stavolta però affidato a un unico amministratore (non agli attuali tre), affiancato da un manager esterno nelle vesti di direttore generale, ovviamente esperto di trasporto aereo. L’obiettivo sarebbe quello di ristrutturare la compagnia, per poi poterla vendere da “risanata”. In questo modo si libererebbe anche l'ultima tranche di prestito ponte da 400 milioni di euro (stanziata nel recente “decreto fiscale”), la cui erogazione era vincolata alla presentazione di un’offerta da parte di Fs sulla formazione del consorzio candidato all’acquisizione, che verrebbe così utilizzata per la gestione ordinaria nella fase di ristrutturazione.

Una soluzione di questo genere potrebbe di fatto venire incontro a ciò che Lufthansa chiede da tempo. La compagnia tedesca, infatti, ha sempre posto la profonda riorganizzazione del vettore come precondizione per un ingresso in Alitalia, che verrebbe così sottoposta a una cura dimagrante comprendente taglio dei costi e riduzione del personale. Lufthansa punta a 5 mila esuberi e alla riduzione degli aeromobili dai 118 attuali a non più di 85. Numeri ovviamente inaccettabili, ma che potrebbero essere ridimensionati in fase di trattativa, considerando che anche Delta Airlines intende sfoltire gli attuali 11 mila dipendenti di circa 2.500-2.800 unità.

(aggiornato alle 14.56)