Secondo il Rapporto del Censis, la mancata conoscenza della materia previdenziale degli italiani favorisce il successo degli intermediari, quali sono i patronati, verso cui si rivolge oltre il 56 per cento dei nostri connazionali esprimendo nella quasi totalità dei casi un giudizio positivo sull'attività svolta da questi istituti. "Una novità per il Censis, ma non per l'Inca, che ogni anno riceve nei propri uffici oltre 5 milioni di persone. Un motivo in più che rafforza le ragioni della protesta contro i tagli al fondo patronati contenuti nella legge di Stabilità".

Il 39,6% dei cittadini italiani non ha un'idea precisa della propria posizione previdenziale, vale a dire che non sa, sia pure grosso modo, quanti contributi ha versato e di quale pensione beneficerà. Così il Censis sottolinea il livello di "ignoranza previdenziale" degli italiani, precisando come il 21,5% abbia un'idea piuttosto vaga della propria posizione mentre il 18,1% non abbia alcune idea.

"Questa situazione - osserva il Censis - contribuisce a spiegare il persistente successo degli intermediari, in particolare i patronati, nel rapporto tra cittadini ed enti di previdenza". Infatti, è il 73,7% degli italiani, che dichiara di conoscere i patronati, il 56,1% di essersi rivolto a uno di essi e, di questi, il 92,2% esprime un giudizio positivo sulle loro attività.

Se per tanti cittadini l'opacità connota le proprie posizioni contributive, sulle pensioni del futuro - osserva il Censis - "essa coesiste con la generica convinzione sociale che saranno più basse di quelle attuali. E non sarà certo la previdenza complementare a cambiare questa dinamica discendente delle pensioni attese, visto che non riesce proprio a decollare come secondo pilastro in grado di compensare la riduzione del valore delle pensioni fondate sul primo pilastro". Né - conclude il Rapporto - "è ipotizzabile l'introduzione dell'obbligatorietà della previdenza complementare, alla quale si dichiara contrario il 78% dei cittadini".