Continuano gli sbarchi di immigrati sulle coste siciliane, mentre s'infittisce il giallo sulla sorte delle circa 80 vittime del naufragio di venerdì scorso.

Oggi (10 settembre) pomeriggio sono stati soccorsi 76 migranti, a circa 30 miglia da Malta e 45 dalle coste siciliane. Erano su un barcone di dodici metri intercettato da un aereo della Guardia costiera dopo la segnalazione di un peschereccio di Porto Empedocle. Le operazioni sono state coordinate dalla Capitaneria di porto e sul posto sono state inviate due motovedette della Guardia di finanza sulle quali gli immigrati sono stati fatti trasbordare. Dopo hanno fatto rotta su Licata (Agrigento).

In mattinata, un altro barcone in legno di sei metri con 45 persone a bordo è stato intercettato dalla Guardia costiera a un miglio dalla Scala dei Turchi di Realmonte (Agrigento). Anche stavolta il natante è stato scortato nel porto di Porto Empedocle. I migranti, tutti tunisini, sono stati sistemati nella tensostruttura per le operazioni di identificazione.

Precedentemente altri quattro tunisini erano stati intercettati, nella tarda serata di ieri, dai carabinieri a Lampedusa, nei pressi del porto dell'isola. Poche ore prima i militari avevano avvistato una barca con 8 persone a bordo non lontano dalla costa. Non si sa se gli extracomunitari notati sulla terraferma fossero arrivati proprio con quella imbarcazione.

Proseguono intanto le ricerche dei dispersi del naufragio avvenuto al largo di Lampedusa, nei pressi dell'isolotto di Lampione. Le operazioni procedono senza sosta, ma fino ad ora non hanno dato alcun esito. "Le ricerche - dice il comandante Filippo Marini, capo ufficio relazioni esterne delle Capitanerie di porto della Guardia Costiera - vanno avanti e non vengono interrotte assolutamente. Le operazioni proseguono in mare con un numero elevato di mezzi navali e sotto il coordinamento della Guardia costiera. Sono presenti anche elicotteri, aerei e sommozzatori. Ma fino ad ora non abbiamo trovato traccia di affondamento di imbarcazione".

I familiari dei tunisini originari del governatorato di Zaghouan che risultano dispersi, tra l'altro, hanno dato vita oggi ad una serie di vivaci manifestazioni di protesta contro la mancanza di notizie sulla sorte dei congiunti. Teatro delle proteste più violente è stata la città di El Fahs, dove le principali strade sono state bloccate con massi e pneumatici dati alle fiamme, prima dell'intervento delle forze di sicurezza.

”Sotto i nostri occhi distratti, nelle acque del Mediterraneo le tragedie si susseguono senza soluzione di continuità. I morti chiamano altri morti e quanto avvenuto nei giorni scorsi a Lampedusa, purtroppo, non e' frutto del caso”, aafferma monsignor Calogero La Piana, vescovo delegato per le Migrazioni della Conferenza episcopale siciliana, per il quale "è giunta l'ora di riconoscere, ai tanti migranti che vengono dall'Africa e non solo, la stessa umanità che siamo disposti a riconoscere a noi stessi”.