Dignità. Una parola scritta su un foglio bianco intorno a cui ruota una danza, metafora dello sfruttamento. È il nuovo videoclip dei Grace N Kaos, diretto da Andrea Artosi per il pezzo Nero, con cui la band ha vinto l’edizione scorsa del Premio Amnesty, nella sezione Emergenti. Il singolo fa parte del cd-book 20x22, uscito per i 22 anni del Festival “Voci per la Libertà - Una canzone per Amnesty”. Per candidarsi come emergenti al premio c’è tempo fino al 4 maggio. Chi si iscrive entro il 16 marzo accede di diritto anche al Mei Musplan (qui il bando).

Stefano Sottovia, Nero è una canzone che affronta il tema non solo del caporalato, ma in generale di tutti gli invisibili del lavoro.

Dici benissimo. Noi viviamo nella provincia di Rovigo, quindi il tema del caporalato ci è molto vicino. Per assurdo, quando se ne parla, si pensa che questa realtà esista solo al Sud, con lo sfruttamento dei braccianti dalla pelle nera, ma esiste anche in Veneto. Non dimentichiamoci, inoltre, che il lavoro nero riguarda tutti i settori produttivi.

Nel videoclip, diretto da Andrea Artosi sulla base di un'idea della band, una donna in rosso e una in nero danzano, mostrando cartelli con la parola Dignità e gli articoli 3 e 4 della Costituzione (sull’uguaglianza dei cittadini e sul diritto al lavoro). Cosa vi ha ispirato?

È stato un lavoro corale. L’idea del videoclip è venuta al nostro cantante, Gianluca Casazza, per la musica abbiamo collaborato con il trombettista Andrea Smiderle, mentre il testo della canzone, del tastierista Cristiano Tomiato, è un featuring con il rapper El Bombasin, che ha curato la parte in francese. Nel videoclip non volevamo dare un’accezione negativa alla canzone. Avevamo bisogno di lavorare con immagini che ampliassero il significato, perché volevamo che arrivasse a un pubblico ampio, sia di giovani che di adulti. Nel ballo tra le due ragazze, il rosso rappresenta la vita, i sogni, i valori; il nero rappresenta tutto ciò che li contrasta. Tra le parole chiave cui tu facevi riferimento, la più importante è Dignità, ciò che ci rende persone, umani, vivi. Toglierla vuol dire privare una persona del suo essere umana. La parola è scritta su un cartello che la ragazza in rosso tiene come se fosse a una manifestazione, in cui il messaggio è “io esisto, sono viva”.

Stefano Sottovia, la canzone e il videoclip Nero affrontano un tema cogente, ma mai attuale come in queste settimane. Chi lavora in nero e perde il lavoro a causa del Coronavirus si ritrova con un pugno di mosche in mano. Se lavori in nero non esisti, non hai paracadute, nessuna forma di diritto o ammortizzatore sociale.

Questo è il punto chiave, purtroppo. È quello che sta accadendo per esempio nel mondo dello spettacolo, che funziona in modo un po’ diverso dagli altri settori. Certamente le aziende stanno soffrendo molto in questo periodo, ma se io sono un dipendente o lavoro nel pubblico, godo di alcune tutele che mi permettono di fronteggiare questa situazione di estrema urgenza. Chi lavora nel mondo dello spettacolo, invece, ha delle difficoltà che sono proprie del lavoro nero. Dunque, si è abbandonati a se stessi. Nel caso di malattia, le persone che lavorano nello spettacolo si trovano totalmente bloccate, prive di assistenza, non hanno la possibilità di guadagnare. Molto spesso, chi fa un lavoro nero non lo fa per scelta o perché vuole “arricchirsi”. Nella stragrande maggioranza dei casi, queste persone non hanno altra scelta, si vedono chiusa ogni porta. Per chi lavora in nero, il Coronavirus è un’ulteriore piaga, che va ad abbattersi soprattutto sulle persone più fragili e meno tutelate.

Categoria di cui fanno parte i musicisti, che in questi giorni hanno visto saltare tour, concerti, così come tutte le altre forme di spettacolo dal vivo. Partendo dal presupposto che è giusto prendere tutti i provvedimenti necessari a contenere il contagio, questa situazione fa emergere in maniera dirompente un grande problema: quello degli ammortizzatori inesistenti per i lavoratori dello spettacolo. Se le date saltano, saltano anche le fonti di reddito.

Purtroppo non si pensa mai ai problemi quando non ci toccano in prima persona. Bisogna porre l’attenzione su queste cose. È giusto aver preso dei provvedimenti per contrastare il Coronavirus, però è proprio in queste situazioni che vengono fuori le falle del sistema. Al momento tutto il settore è bloccato e non stiamo parlando solo di concerti o spettacoli. Ma di opera, di cinema, di teatri, di un mondo molto ampio.

Stefano Sottovia, con tutta la cautela richiesta dalla situazione attuale, vogliamo però ricordare che, proprio grazie alla vittoria del Premio Amnesty, i Grace N Kaos quest’estate saranno in tour in tutta Italia e prima ancora, il 25 aprile a Verona, in occasione dell’Assemblea Generale di Amnesty International Italia.

Dobbiamo essere positivi, nonostante il momento. Noi ci siamo sempre occupati, attraverso le nostre canzoni, di diritti umani e una caratteristica che contraddistingue la nostra musica è che comunque vogliamo immaginarci un lieto fine. Per adesso, dunque, vi diamo appuntamento in tutta Italia quest’estate e il 25 aprile a Verona.

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