In quale contesto s’inserisce lo scandalo del Mose? Quali rischi corrono ora Venezia, le sue attività economiche, il lavoro? Questo il tema dell’intervista con Roberto Montagner, segretario generale della Camera del lavoro della città lagunare, andata in onda nella mattinata di oggi (6 giugno) su RadioArticolo1 (qui il podcast).

“Il terremoto giudiziario arriva nel momento più sbagliato – spiega subito il sindacalista dopo aver ricordato la contrarietà della Cgil all’opera –. C’è una questione importante che poi, senza una risposta positiva, avrà ricadute pesantissime: la chiusura del bilancio comunale, con il problema del patto di stabilità e i pericoli che ci sono per l’assistenza socio sanitaria, centocinquanta lavoratori e due-trecento famiglie coinvolte”.

“Penso poi a Porto Marghera – aggiunge Montagner –, alle scelte che si dovevano fare in queste ore: la Newco per le bonifiche con Regione e Comune, e la cessione da parte dell’Eni delle aree finalizzate alla reindustrializzazione. E ancora, sempre Porto Marghera, la questione delle grandi navi, il porto commerciale e industriale. E poi la privatizzazione del casinò, e cento altre questioni che corrono il rischio, se non trovano risposte immediate, di una pesante ricaduta non solo sulla città ma su tutto il Veneto e il Nord-Est”.

“Ecco perché – prosegue Montagner – la Cgil è intervenuta immediatamente dicendo da una parte ‘si vada fino in fondo’ e chiedendo dall’altra di trovare le forme e i modi per garantire la continuità. Perché in questa fase di emergenza c’è bisogno che la parte sana della politica, la parte sana dell’amministrazione, la parte sana della città più in generale, dalle forze sociali alle forze imprenditoriali, assicurino quelle risposte immediate che non possono non essere date. Il rischio, altrimenti, è compromettere tutto il lavoro fatto sulla riconversione industriale e il welfare locale, di pregiudicare in maniera pesante non solo l’immagine della città ma anche il suo futuro”.

“Quando il commissario straordinario per il recupero territoriale e ambientale di Porto Marghera, Giovanni Artico, va in galera con quelle accuse è chiaro che come minimo ci vuole immediatamente un commissario per il governo della riconversione industriale e della bonifica di Porto Marghera. È adesso che dobbiamo scegliere e assumere alcune decisioni, pena il venir meno di ogni prospettiva per 7-8mila lavoratori”.

“Noi ieri (5 giugno ndr) abbiamo incontrato infatti i lavoratori del Consorzio Venezia nuova, quelli del Mose. Nessuno ne parla, sono in migliaia che operano all’interno di quell’opera gigantesca. E con loro i centocinquanta professionisti, tecnici, ingegneri e così via che hanno progettato e stanno realizzando parti importanti di quell’opera. L’unica cosa che chiedono, le che abbiamo fatto noi ieri con un comunicato, è che qualcuno prenda in mano la situazione. Non è possibile che un’opera giunta ormai all’85 per cento della sua realizzazione si blocchi. Significherebbe mettere non solo i lavoratori ma la città in una situazione davvero complicata”.

Per non parlare dei lavoratori del Consorzio: “Bisogna capire a questo punto che cosa succederà anche a loro, di questo ancora non si è discusso. È chiaro poi che il governo deve dare una risposta anche sulla questione appalti e grandi opere. Bisogna uscire dalla logica dell’emergenza e quindi delle deroghe. L’applicazione di una parte importante della normativa già esistente, evitando le deroghe, già offrirebbe alcune soluzioni. Così come bisogna uscire dalla logica del mandatario unico. Il Consorzio Venezia nuova aveva tutto il potere senza rispondere a nessuno. E questa è stata una scelta criminogena”.

Importante oggi e domani il ruolo del sindacato. Che per fortuna qualcosa di positivo, nell’intera vicenda, è riuscito già a strapparla: l’osservanza delle norme sulla sicurezza. “Su questo – racconta Montagner – abbiamo avuto fin dall’inizio un piccolo spazio. Nei cantieri, mediamente un migliaio di lavoratori circa nei cantieri principali, più altre migliaia di lavoratori che giravano, a oggi non c’è stato un infortunio che si possa definire grave”. Se è stato possibile vigilare sulla sicurezza, non si vede perché non debba esserci un controllo anche sul versante degli appalti: “In materia, come sindacato, dovremmo e potremmo dire la nostra”.

Infine, occorrerebbe un mutamento radicale anche nella politica: “Il Veneto è stato amministrato e continua a essere amministrato ormai da trent’anni da un blocco di centro destra che ha responsabilità enormi. E quel modo di fare politica ha contaminato in modo purtroppo trasversale anche gli altri. C’è bisogno di cambiare”.