Nella giornata di giovedì 5 giugno 2014 presso la sede Arifl della Regione Lombardia si è svolto l'incontro tra sindacati e direzione Marcegalia relativamente alla trattativa per la chiusura dello stabilimento di Sesto San Giovanni (MI) e il conseguente trasferimento a Pozzolo Formigaro (AL).

"Da parte delle organizzazioni sindacali - si legge in una nota della Fiom Cgil Lombardia - come già definito nel precedente incontro del 29 maggio è stata richiesta la possibilità per i lavoratori che si trovassero indisponibili a trasferirsi presso lo stabilimento in provincia di Alessandria, di una ricollocazione presso gli stabilimenti del gruppo e precisamente, Corsico, Lainate, Lomagna (LC) Boltiere (BG), in modo graduale utilizzando se necessario gli adeguati ammortizzatori sociali".

Ma Marcegaglia, riferisce la Fiom, "ha rifiutato qualsiasi ipotesi di trattativa e di confronto rispetto alle proposta dei sindacati, affermando che il posto di lavoro per i lavoratori di Milano è individuabile solo ad Alessandria nonostante l'esistenza di 75 esuberi".

“Di fronte all'indisponibilità assoluta di Marcegaglia la trattativa è continuata, grazie anche al comportamento discutibile da parte di Arifl e da parte di soli due delegati sindacali, che, pur non rappresentando nemmeno la maggioranza della Rsu, hanno verbalizzato un'ipotesi di accordo che prevede sostanzialmente la chiusura dello stabilimento di Sesto San Giovanni”, precisa Mirco Rota, segretario generale della Fiom Cgil Lombardia.

Per i lavoratori che accetteranno il trasferimento, l'azienda metterà a disposizione per due anni un servizio bus e un'incentivazione di 150€ lordi mesi legati alla presenza. Cifra che per chi non si avvarrà di tale servizio verrà incrementata a 250€ lodi mesi. Per chi non è invece in condizione di potersi trasferire e quindi senza ipotesi di occupazione lavorativa, l'azienda metterà a disposizione un'incentivazione pari a 30.000€ lordi e il ricorso alla cassa integrazione speciale. Per i lavoratori che andranno in pensione non è previsto alcuna incentivazione economica.

“Durante l'incontro l'azienda non ha presentato nessun piano industriale relativo agli investimenti previsti e alle tempistiche di realizzazione ma ne ha consegnato copia alla Regione Lombardia. L'accordo di chiusura è stato sottoscritto da soli due delegati sindacali che, diversamente da quanto indicato dalle Organizzazioni Sindacali, hanno deciso di firmare un'ipotesi di accordo che non da garanzie occupazionali a tutti i lavorotori del sito di Sesto San Giovanni”, aggiunge Luciano Bruschi segretario della Fiom Milano.

“Per quanto riguarda la Fiom, non c'è alcuna condivisione dell'ipotesi di accordo e per quanto ci riguarda non ci terremo assolutamente vincolati ai contenuti dell'intesa e al referendum, che verrà organizzato nei prossimi giorni, votando la chiusura della fabbrica e il conseguente licenziamento di diversi lavoratori. Referendum che secondo le regole sindacali è impraticabile in quanto lesivo dei diritti indisponibili di ogni lavoratore e che serve solo alla Marcegagalia per dare un senso di legittimità alla sua maldestra operazione”, ribadisce il segretario delle tute blu milanesi.

“Inoltre, conclude Rota - chiederemo anche alla Regione Lombardia e al Presidente Maroni, se la logica dell'istituzione è quella di utilizzare la firma di due soli delegati, in spergio alla posizione sindacale, per chiudere le aziende e licenziare decine di lavoratori. Di fronte a tutto ciò, nel condannare il comportamento dell'azienda, che ha fatto di tutto per creare in azienda un clima pesante e ricattatorio contro il sindacato, chiediamo anche alla Regione Lombardia di intervenire in questa assurda vicenda che rischia di craere tensioni e problemi sul territorio”.