Una legge innovativa, fortemente voluta dai sindacati, alla cui stesura hanno dato un importante contributo, che rimette la sicurezza dei lavoratori al centro dell’azione legislativa. È quella sulla “prevenzione delle cadute dall’alto” varata dalla Regione Umbria, che entro il 5 dicembre prossimo dovrà essere adottata da tutti i Comuni (nel senso che i Comuni devono adeguare le proprie disposizioni a quanto previsto dal regolamento di attuazione della norma). Una norma particolarmente meritoria, visto che affronta il più grande pericolo per i lavoratori italiani: le cadute dall’alto, infatti, sono la causa primaria di morti sul lavoro, rappresentandone oltre il 30 per cento.

La legge (n. 16), approvata nel settembre 2013, si appresta quindi a concludere il suo lungo iter di adozione a tutti i livelli di governo. La norma interviene sulle modalità per lo svolgimento di ogni attività edile che espone le persone al rischio di caduta da un’altezza superiore ai due metri, sulle prescrizioni tecniche in relazione alle misure di prevenzione e protezione, sulla documentazione necessaria per le imprese. “Una legge importante – commenta Vasco Cajarelli, responsabile sicurezza della Cgil umbra – che si pone in controtendenza rispetto alla politica che da alcuni anni caratterizza la legislazione in materia di sicurezza sul lavoro: ovvero quella di ridurre sanzioni, prescrizioni e obblighi dei datori di lavoro, in nome di una falsa semplificazione che non è altro, in realtà, che una riduzione di costi a totale scapito dei lavoratori e della loro sicurezza”.

Con l’esperienza della ricostruzione post-terremoto del 1997 l’Umbria ha inaugurato una stagione di grande innovazione in materia di salute e sicurezza, in particolare in edilizia. “L’ormai famoso Documento unico di regolarità contributiva (Durc) – spiega Cajarelli – fu una conquista fondamentale delle organizzazioni sindacali e uno strumento che si rivelò davvero formidabile, tanto che quella grande stagione di lavoro nei cantieri diffusi su un’ampia parte del territorio regionale fece registrare un numero bassissimo di infortuni e nemmeno una vittima”.

Quegli standard così elevati dovevano rappresentare un punto di non ritorno. Ma così non è stato. “Sono molti purtroppo gli episodi tragici che qui potremmo rievocare” riprende il responsabile sicurezza della Cgil Umbria: “Quello forse più drammatico e scioccante, perché avvenuto a pochi passi dal centro storico di Perugia, è quello di via dei Filosofi del 2005 che costò la vita a tre operai edili, Nicola Coniglio, Stefan Olianos e Giovanni Lanza, precipitati da una piattaforma mobile mentre montavano un’impalcatura sul quarto piano di un palazzo”. Da allora, episodi simili si sono ripetuti con un’intollerabile regolarità: “La nostra è ancora oggi la regione con il più alto tasso di mortalità sul lavoro e certamente le cadute, insieme agli incidenti in agricoltura, rappresentano una delle cause di morte e di infortunio che incidono più pesantemente”.

Tornando allo specifico della legge 16, è bene sottolineare che il regolamento chiarisce l’ambito di applicazione e gli adempimenti relativi all’elaborato tecnico e a tutte le altre osservanze per interventi su coperture e facciate. Prosegue poi indicando le prescrizioni dettagliate per la progettazione ed esecuzione dei lavori, che devono citare in dettaglio tutte le misure preventive e protettive utili a eliminare il rischio di caduta dall’alto. Disciplina, infine, tutti gli aspetti relativi all’accesso in quota, ai relativi percorsi interni o esterni,

“Le norme tuttavia, come è noto, vanno poi fatte vivere concretamente” aggiunge Vasco Cajarelli: “E da questo punto di vista non possiamo certo dormire sonni tranquilli, visto lo stato di semi-abbandono in cui versano gli organismi preposti al controllo dei cantieri e della loro regolarità”. È evidente, conclude il responsabile sicurezza della Cgil Umbria, che “sarebbe necessaria, in primis da parte del governo, un’attenzione molto maggiore a questi temi e investimenti consistenti per far sì che la sicurezza dei lavoratori non resti un diritto solo sulla carta”.