Niente stipendio e prospettive per il futuro assolutamente incerte. Oggi, lunedì 26 novembre, scioperano i lavoratori della Lupiae Servizi di Lecce (in tutto circa 270) che insieme ai sindacati tornano a manifestare a palazzo Carafa, sede del Comune. Le maestranze chiedono certezze sul futuro societario e occupazionale e sul pagamento degli stipendi. Per domani sera, peraltro, a partire dalle ore 16 è in programma la seduta di Consiglio comunale proprio sulla situazione della società partecipata. La Lupiae ha circa 7 milioni di debiti e grosse difficoltà di liquidità perché le banche creditrici si rifiutano di effettuare ulteriori anticipazioni di cassa. 

"La condizione di grave difficoltà finanziaria nella quale si trova la società, è nota a tutti ed è antica - si legge in una nota dei sindacati Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs di Lecce - Il mancato pagamento dei contributi all’Inps, Inail e Agenzia delle Entrate per la parte relativa ai tributi ed ai debiti con la banca per quella relativa alle anticipazioni, si perdono nella notte dei tempi e sono riconducibili a responsabilità che riguardano i sindaci e gli amministratori della società che si sono susseguiti negli anni. Oggi occorre gestire una crisi complessa per difendere il futuro di 270 famiglie attraverso interventi che favoriscano il risanamento della società e contemporaneamente la prosecuzione della sua attività".

I sindacati contestano fortemente "comportamenti che tendono a speculare sulla disperazione dei lavoratori che a tutt’oggi ancora non hanno percepito lo stipendio del mese di ottobre, e gli atteggiamenti irriconoscenti da parte di qualche cittadino che, forse, ancora non conosce quanti servizi alla città vengono garantiti con cura da parte dei dipendenti della Lupiae Servizi. Chiediamo alla politica tutta, pur sapendo che la Lupiae è sempre stata un argomento fertile nel dibattito politico cittadino, di assumere la responsabilità collettiva nella gestione del processo di ristrutturazione del debito della Società ma anche rispetto alla sua riorganizzazione interna e nel rapporto con la committenza e la politica", concludono Filcams, Fisascat e Uiltucs di Lecce.