Pubblichiamo qui sotto la lettera che nove lavoratori metalmeccanici dello stabilimento Bekaert di Figline Incisa Valdarno (Firenze) hanno scritto e inviato al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. I lavoratori, impegnati in un percorso di recupero dell'azienda abbandonata dalla multinazionale attraverso lo strumento del workers buyout, illustrano al presidente tutte le difficoltà che la perdita del lavoro ha comportato e chiedono sostegno alla loro lotta per salvare il lavoro. 

“Siamo nove operai cassaintegrati, lavoravamo presso lo stabilimento di Figline e Incisa Valdarno per la multinazionale belga Bekaert. Vogliamo innanzitutto inviarLe i nostri più sentiti auguri per l’anno appena iniziato. Abbiamo ascoltato con soddisfazione il Suo discorso di fine 2019 riconoscendoci nei valori costituzionali da Lei espressi che parlano di una Comunità solidale nella sua accezione più alta, di rifiuto di ogni forma di razzismo (alimentato spesso da un'infondata percezione di insicurezza) e di rispetto per l'ambiente. Le Sue parole ci hanno commosso quando suggeriva che i sogni e le speranze non debbono essere relegati alla sola infanzia e che solo se affrontiamo ogni giorno con coraggio possiamo tracciare il profilo di un'Italia positiva. Un'Italia dove ogni singolo cittadino, se in difficoltà, deve sapere che lo Stato è al suo fianco per aiutarlo a colmare i ritardi e le mancanze, anche nel mondo del lavoro, e per insieme aumentare la capacità competitiva del Paese”.

“Siamo metalmeccanici ultracinquantenni e, insieme ad altri 309 compagni di lavoro, il 22 giugno 2018 senza alcun presagio, abbiamo ricevuto contemporaneamente a casa una raccomandata con cui i vertici della multinazionale ci comunicavano l'imminente licenziamento per cessazione di attività. Per noi è stato il cataclisma più grave che avessimo mai dovuto sopportare e a distanza di oltre diciotto mesi non troviamo conforto al torto subìto”.

“Seppure a Figline il lavoro ci fosse, Bekaert ha deciso di delocalizzare la produzione in Slovacchia e in Romania per massimizzare gli utili risparmiando sul costo del lavoro e così, in trenta minuti, ha rubato il futuro a noi, ai nostri figli e a un intero territorio. Da allora non passa giorno in cui non ci impegniamo a rimarginare quella ferita, inferta da chi ha scelto di deturpare il nostro patrimonio industriale manifatturiero per andare in cerca di più facili profitti”.

“Il Prefetto di Firenze, che legge in copia, conosce bene la nostra storia e non ci ha mai fatto mancare il supporto, durante il presidio davanti ai cancelli della fabbrica che nell'agosto del 2018 abbiamo tenuto in piedi 24 ore su 24, alle manifestazioni sindacali e agli incontri al Ministero. Ci ha invitato a prendere parte alle celebrazioni del 2 giugno 2018 in Prefettura e a tutt'oggi siamo in contatto per aggiornarlo sugli sviluppi”.

“Nonostante le difficoltà, grazie alla visione e capacità del sindacato e all’amore per la nostra fabbrica e il Valdarno, siamo riusciti a interloquire con i due Governi che si sono succeduti e a trovare riconoscimento alle nostre istanze, ovvero a reintrodurre la cassa integrazione per cessazione di attività, di cui da ottobre 2018 abbiamo beneficiato noi e altri 170.000 lavoratori in tutta Italia. Questo avvenimento ci ha permesso di trovarci ancora oggi a tentare di reindustrializzare lo stabilimento di Figline”.

“Siamo orgogliosi che la nostra mobilitazione abbia portato questo primo risultato, ma è davvero complicato andare avanti quando la vita è piena di interrogativi e cadenzata dai pagamenti (mutui, affitti, rette scolastiche e altro). Di grande aiuto ci è stato sentire il sostegno della cittadinanza di tutta la Città Metropolitana di Firenze. Un incoraggiamento che ha condotto noi e altri colleghi alla decisione di intraprendere la strada del cosiddetto workers buyout, ovvero di costituire una cooperativa di lavoratori per riprendere l'attività. Grazie al supporto serio e costante di Legacoop Toscana oggi la Steelcoop Valdarno è realtà ed è una dei due soggetti che hanno presentato al Ministero dello Sviluppo Economico un piano industriale per far ripartire quanto prima la produzione e che si pone l'obiettivo di ricollocare non una parte, ma tutti i lavoratori ancora in cassa integrazione”.

“Il tavolo di confronto aperto al ministero avrà tempo per lavorare a una soluzione fino a giugno, poi l'ammortizzatore sociale scadrà e saremo tutti disoccupati. Riteniamo di poter dire che il panorama imprenditoriale sia stato latitante in questi 18 mesi e ci spiace constatare che il contesto politico odierno, nonostante l'attendibilità del progetto, tende ad ostracizzare o a non considerare la cooperativa di lavoratori come una soluzione all'altezza della situazione”.

“La preghiamo di perdonare questa nostra lettera, ma le apprensioni sul nostro futuro, le avvisaglie di indigenza diffusa, il poco tempo residuo e l’incertezza sul nostro futuro ci hanno portato a cercare la sua attenzione e a chiederle se sia possibile Incontrarla. Confidiamo nel suo appoggio come cittadino e nella sua azione di Presidente della Repubblica, affinché sia resa giustizia al nostro progetto di reindustrializzazione. La ringraziamo per il sostegno che vorrà dedicare alla nostra vertenza che ha tutta l'intenzione di seguire il solco delle parole da Lei pronunciate nell'ultimo discorso di fine anno”.