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Opacità, clientele, intrecci. Parole ricorrenti negli interventi e nelle denunce che la Funzione pubblica provinciale della Cgil ha mosso ai vertici dell’ospedale “Sant’Anna e Sebastiano” di Caserta a partire dal 2008. Ospedale finito al centro di un’inchiesta della Dia di Napoli e che ha portato di recente all’arresto di 24 persone con l’accusa di associazione a delinquere di tipo mafioso, corruzione, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente e abuso d’ufficio con l’aggravante del metodo mafioso.
Una cupola di affari illeciti che vedeva collegata politica, affari e camorra e contro cui la Cgil - Camera del lavoro e Funzione pubblica - si è per anni distinta, ingaggiando una battaglia in nome della trasparenza e della legalità. Battaglia che, come racconta il segretario provinciale della Fp Umberto Pugliese, era stata affrontata “non senza correre qualche rischio e trovandoci spesso soli e inascoltati, inseguendo il bene comune”. E non a caso “Al lavoro per il bene comune” è diventato lo slogan dell’iniziativa che si è tenuta oggi proprio in Campania, a Napoli, con la partecipazione di Susanna Camusso, nell’ambito della campagna per il rinnovo delle Rsu del pubblico impiego.
Proprio la leader della Cgil, la scorsa settimana, e sempre a Napoli, si era confrontata con il presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione Raffaele Cantone. I due avevano convenuto, prendendo le mosse dalla vicenda dell’ospedale casertano, sull’importanza del ruolo del sindacato nel denunciare gli intrecci tra corruzione e malaffare e in difesa e in promozione della legalità. Un obiettivo che ha sempre accompagnato l’azione della Cgil – consapevole del fatto che dove c’è illegalità non c’è rispetto dei diritti e del lavoro – e che dallo scorso settembre è al centro della campagna “Legalità: una svolta per tutte”.
Intanto, la vicenda di Caserta continua a suscitare polemiche, dal momento che le prime denunce firmate da Pugliese su quanto avveniva nell’ospedale “Sant’Anna e Sebastiano” risalgono a 7 anni fa. “Sette anni – spiega il segretario provinciale della Funzione pubblica – di conferenze stampa, di esposti alla Regione e alla sezione regionale della Corte dei Conti, di scontri anche tesi con i vertici dell’ospedale, oggi al centro dell’inchiesta, che però non avevano mai trovato riscontro pratico in atti della magistratura”. “A noi resta la convinzione – prosegue Pugliese – di aver fatto la nostra parte per la difesa dei diritti dei lavoratori e dei cittadini. Ma al contempo non possiamo non chiederci come mai, per tanti anni, nessuna delle nostre iniziative sia stata raccolta dagli organi competenti e portata avanti”.
Pugliese, che nell’intervento della Dia ha trovato conferma ai dubbi e alle contestazioni mosse per anni sulla gestione del personale e delle risorse dell’ospedale, spiega: “Noi non avevamo documentazione certa che provasse quanto stava accadendo, ma abbiamo sempre fatto la nostra parte trovandoci spesso soli e, come è facile immaginare, con qualche difficoltà. Oggi noi andiamo al rinnovo delle Rsu augurandoci che il nostro coraggio e l’impegno profuso vengano premiati”.