'Bisogna fare delle scelte per ridurre la precarieta' e stabilizzare i redditi. Il contratto a tempo determinato deve restare un'eccezione, non la regola. Ne parleremo con il ministro Poletti, cercando di gestire le modifiche in via cooperativa, ma se il sistema non dovesse funzionare la decisione passera' al Parlamento'. A dirlo il deputato del Pd Stefano Fassina in un'intervista a Repubblica. Da rivedere nel decreto sono 'la durata del contratto a termine e il numero di proroghe ammesse. Per quanto mi riguarda i contratti a termine non potranno durare piu' di due anni, non tre come ora previsto, e le proroghe ammesse dovranno essere tre, non otto', afferma Fassina. Inoltre 'va reintrodotto un tetto di stabilizzazione per le imprese che vogliono assumere nuovi apprendisti e va ripristinato l'obbligo di formazione. La competitivita' non si conquista impoverendo i lavoratori sotto il profilo dei redditi e della preparazione culturale'. Per l'ex viceministro dell'Economia 'non e' sulla flessibilita' che dobbiamo incidere. Il contratto a tempo determinato non creera' nemmeno un posto se le aziende non avranno lavoro da offrire. L'unico effetto che potra' produrre, semmai, sara' quello di ammazzare nella culla il contratto d'inserimento a tutele progressive', perche' 'le imprese non avranno nessuna convenienza ad applicarlo e il tempo indeterminato sparira'.