Il viaggio della Carta dei diritti universali del lavoro della Cgil si avvicina ormai al termine.  La raccolta firme per i tre referendum che la accompagnano sta quasi per finire. “Ed è stato un viaggio straordinario, che ha coinvolto tutto il nostro paese, tanti luoghi di lavoro, tantissime città, moltissimi paesi, nei quali abbiamo messo in campo dibattiti, cultura, spettacoli, semplici incontri, migliaia e migliaia di banchetti. Un grande bagno nel paese reale, che tra l'altro continua per quanto riguarda le firme a sostegno della proposta di legge popolare”. A dirlo è Nino Baseotto, segretario organizzativo della Cgil ai microfoni di Italia parla su RadioArticolo1.   

Quello che il dirigente sindacale ha visto in questi mesi è “un paese alle prese con una crisi economica che dal punto di vista del lavoro e dell'occupazione non accenna a diminuire. Ma è anche un paese che vuole risposte, che vuole proposte”. E che che chiede a gran voce il rinnovo dei molti contratti di lavoro ancora mancanti. In Italia sono oltre 40 e coinvolgono quasi 8 milioni di lavoratori. 

Anche per questo il segretario generale di Corso d'Italia, Susanna Camusso, ha annunciato per il prossimo 12 luglio un'assemblea di quadri e delegati sulla contrattazione. “Un'assemblea unitaria - ha continuato Baseotto -, ed è un fatto importante. Cgil, Cisl e Uil hanno deciso di riunire i propri delegati per discutere insieme e per lanciare un messaggio chiaro: è ora di rinnovare i contratti. L'annuncio della ministra Madia di un'apertura del tavolo sui pubblici è arrivato con grande ritardo, e noi non applaudiamo agli annunci. Vogliamo i fatti. Quando davvero si paleseranno le disponibilità politiche e economiche tali da consentirci di rinnovare dopo quasi otto anni, allora potremo esprimere la nostra soddisfazione.”

Nel ritardo dei rinnovi, tra l'altro, Baseotto legge “un disegno unitario e forte che il presidente di Federmeccanica ha palesato a proposito del contratto dei meccanici. Un disegno inaccettabile composto dallo smantellamento del contratto nazionale di lavoro, e dalla individualizzazione della contrattazione aziendale. Da una parte si pone grande enfasi a quello che si dovrebbe fare in azienda e si usa la contrattazione aziendale per distruggere il contratto nazionale. Dall'altra, si pensa a una contrattazione in azienda che va verso l'individualizzazione, con protagonista il singolo lavoratore di fronte all'impresa. La parte più debole ancora più debole e la parte più forte ancora più forte, insomma. E' una follia, una prospettiva che nega la dignità e la libertà di coloro che lavorano”. 

Con la Carta, però, la Cgil afferma anche un'idea forte di democrazia fondata sulla partecipazione di molti, un'alternativa all'idea dominante dell'uomo solo al comando. “Questa - ha detto Baseotto - è una scommessa che noi abbiamo intrapreso con il nostro Congresso e che poi abbiamo rafforzato e specificato con la Conferenza d'organizzazione. La nostra è un'organizzazione alternativa alla logica dell'uomo o della donna forte, perché non solo siamo quelli che in due mesi sono stati in grado di consultare e far votare un milione e mezzo di iscritti, ma siamo anche quelli che ci credono e che lo hanno fatto”.

“Il recente risultato delle elezioni amministrative - ha concluso - ci dice insomma che c'è un deficit di partecipazione democratica nel nostro paese. I risultati della nostra raccolta firme, invece, confermano che quando si pongono questioni serie come la dignità del lavoro, la risposta diventa straordinaria. Questo vuol dire che le persone hanno voglia di discutere e che riconoscono nella Cgil un punto di democrazia reale di questo paese”.