A una settimana dall’entrata in vigore del Jobs act, il sindacato deve “assumere come obiettivo quello di impedire che vengano applicate le riduzioni dei diritti” e deve porsi il problema “di cancellare le leggi sbagliate”. Lo ha detto il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini, nel corso di un’intervista a Radioarticolo1. L’obiettivo, secondo Landini, va raggiunto “sia con l'azione contrattuale, quindi rivendicando che anche i nuovi assunti dopo un determinato periodo abbiano le tutele dell'articolo 18 come gli altri lavoratori”, sia mettendo in campo “una proposta di legge che davvero estenda i diritti a tutti”.

Jobs act e pensioni
La decisione di promuovere un referendum per l’abrogazione del Jobs act, ricorda Landini citando l’ultimo Direttivo della Cgil, “deve essere sottoposta a una consultazione straordinaria degli iscritti, deve essere un fatto di massa, non una decisione presa in pochi”. Ma non c’è solo il Jobs act. Sul tavolo c’è anche la questione delle pensioni, e del superamento della legge Fornero. Al riguardo, prosegue Landini, “penso vada aperta una vertenza da subito. Tra l'altro uno degli obiettivi che mettiamo al centro della manifestazione del 28 marzo è che si apra immediatamente un confronto, una trattativa per cambiare la legge Fornero. Bisogna abbassare l'età pensionabile, bisogna ripristinare le pensioni di anzianità a partire dai lavori più disagiati e più pesanti e bisogna pensare a un sistema pensionistico che non sia solo contributivo perché così ammazza i giovani. Dobbiamo garantire a tutti, anche ai giovani, una pensione pubblica dignitosa”.

Il contratto nazionale da difendere
“In questi anni – ricorda il leader Fiom - c'è stato un attacco esplicito al contratto nazionale. Da noi la Fiat è uscita dal contratto nazionale e il suo modello, quello di applicare contratti aziendali alternativi al contratto nazionale, è diventata oggi la posizione ufficiale di Confindustria. Quindi oggi sul campo del rinnovo dei contratti non c'è semplicemente quanto si prende ma se esistono i contratti, perché c'è un'esplicita posizione della Confindustria tesa a modificare questo assetto e a cancellare l'esistenza dei contratti. Quindi credo che in questa fase sia importante lavorare per costruire delle piattaforme che abbiano al centro sia la difesa del potere di acquisto dei salari, e anche il loro aumento, sia il problema del lavoro e dell'occupazione”.

Per Landini “c’è un problema di riduzione degli orari e un problema di garantire diritti alla formazione, diritti allo studio e anche nuove forme di partecipazione dei lavoratori alle scelte che le imprese stanno compiendo, e quindi il diritto del sindacato a essere coinvolto a discutere di scelte strategiche dentro le imprese. Nella nostra categoria, come è noto, partiamo da una situazione difficile perché siamo in presenza di un accordo separato, siamo in presenza del fatto che negli anni scorsi la Fiom è stata esclusa dal tavolo di Federmeccanica”. Prosegue Landini: “Abbiamo proposto a Fim e Uilm un confronto per verificare le condizioni di una piattaforma unitaria. Noi pensiamo che bisogna applicare i principi della rappresentanza: quanti iscritti, quanti voti, mettere in campo le regole che permettano ai lavoratori di votare anche quando ci sono idee diverse. Sarà uno dei temi al centro della manifestazione del 28, perché oggi il problema della difesa del salario ma anche della difesa delle condizioni di vita e di lavoro e un'idea di riduzione degli orari, tanto più quando ci chiedono di lavorare il sabato, la notte, un maggior utilizzo degli impianti, credo che sia un punto contrattuale strategico da ottenere”.

“Noi siamo perché si arrivi a una legge in cui si misuri la rappresentanza dei sindacati e si dica che un contratto nazionale, per essere valido, oltre che essere firmato da organizzazioni che rappresentano la maggioranza dei lavoratori sia sottoposto a referendum e al voto dei lavoratori. E diciamo che, proprio perché un contratto è così validato, può avere validità erga omnes, vale per legge per tutti, e che si sancisca che i minimi dei contratti nazionali di lavoro diventano il salario orario minimo per qualsiasi forma di lavoro dentro quell'azienda. Questo è un modo anche per dire che i minimi dei contratti non possono essere derogati ma diventano il minimo salariale”.

Gli appalti
Altro punto centrale per la Cgil è il nodo degli appalti. Il 19 marzo sarà una giornata di raccolta di firme per la legge di iniziativa popolare. Al riguardo la Fiom – spiega Landini -“oltre a raccogliere le firme, come stanno facendo tutte le altre categorie, si è posta il problema di una coerente azione contrattuale. Il caso di Fincantieri è emblematico. Abbiamo chiesto che ci sia una responsabilità della Fincantieri sugli appalti e sulla garanzia che vengano applicati i contratti e le leggi, e che si costruisca una rappresentanza di Rsu nei vari siti che coinvolga anche questi lavoratori delle ditte d'appalto”.

Ma per Landini “la questione degli appalti rende evidente come l'esistenza di 280 diversi contratti nazionali di lavoro non abbia più alcuna giustificazione contrattuale per la tutela dei diritti dei lavoratori. Penso che se si vuole davvero affrontare questo tema, e quindi unificare diritti ma unificare anche i livelli di contrattazione, si pone anche il problema di una riduzione dei contratti e dell'avvio di una discussione seria sulla nascita del sindacato di industria, del contratto dell'industria, di una unificazione vera, perché se vogliamo garantire diritti abbiamo bisogno che i contratti siano meno ma riguardino tutti e allo stesso tempo che tutti i lavoratori siano messi nella condizione di poter fare questa battaglia assieme e non separati, divisi, settore per settore, azienda per azienda”.

Confindustria e il governo
Oggi la Confindustria applica il modello Fiat: “Nei documenti consegnati anche al governo – spiega Landini -, dove si chiedono orari e salario minimi in alternativa ai contratti, si dice esplicitamente che ogni azienda deve poter scegliere se applicare il contratto nazionale oppure se fare un contratto aziendale alternativo. Mi pare di poter dire che quella logica è diventata in realtà un'azione politica molto precisa. In questo vedo che il premier, il governo, sta scegliendo di andare su quella strada, su quella lunghezza d'onda. Oggi vedo una condivisione di atteggiamento, in un qualche modo emerge il tentativo di stravolgere il governo di una complessità fatto col consenso, col confronto, basato sulla mediazione sociale”. Si sta affermando, invece, “un'idea molto autoritaria e un po' padronale che pensa di poter usare il governo, e anche il parlamento, in una logica quasi da consiglio di amministrazione”.