Braccia incrociate il 23 maggio per i lavoratori della scuola. L'annuncio è arrivato durante un presidio convocato ieri davanti palazzo Montecitorio. “Torniamo a scioperare per rivendicare il rinnovo del contratto fermo dal 2009, che per noi significa recupero del potere d'acquisto dei salari, regole contrattuali uguali per tutti, e stop al processo di delegificazione che è in atto con la legge 107”. A dirlo, ai microfoni di Italia Parla, su RadioArticolo1, è il segretario generale della Flc Cgil Domenico Pantaleo.

“Noi crediamo – ha continuato Pantaleo - che il miglioramento della qualità della scuola pubblica passi attraverso una valorizzazione del lavoro e dell'unità del mondo del lavoro. Il contratto nazionale è anche questo. Vogliamo discutere di valorizzazione professionale, che non può essere un bonus a discrezione dei dirigenti scolastici ma che deve valorizzare il lavoro e l'innovazione didattica. La scuola, insomma, deve continuare a essere un luogo di democrazia e di cooperazione, e non di autoritarismo e gerarchia. Per questo vogliamo cambiare la 107”.

Per farlo, accanto alla mobilitazione, c'è anche una campagna referendaria. 4 quesiti per eliminare alcune delle storture dell'ultima riforma. La raccolta firme è iniziata il 9 aprile, e “in poche settimane - racconta ancora il sindacalista - sono state raccolte oltre 100mila adesioni. C'è evidentemente un'attenzione del paese che ci permette di riaprire il dibattito pubblico. E' importante firmare i nostri quattro quesiti, ma sono altrettanto importanti la legge di iniziativa popolare e i tre quesiti referendari della Cgil. Perché c'è un filo conduttore tra il nuovo Statuto dei lavoratori e le nostre battaglie. Perché riguardano la difesa della dignità, il valore del lavoro e la democrazia nei posti di lavoro”.

A dare maggiore peso alla mobilitazione dei lavoratori della scuola, poi, c'è anche a una petizione unitaria per una “Scuola vera”. E' un altro passo, ha spiegato Pantaleo, per “riaprire il confronto. Perché questo governo non discute con nessuno e ritiene di avere la verità assoluta in tasca. Anche sul concorso non hanno discusso con nessuno, e stanno combinando pasticci. Ma è chiaro che l'impianto della 107 va cambiato, perché non guarda al futuro della scuola, non garantisce una scuola aperta a tutti, e disegna una scuola addestrativa che perde i contatti culturali e suoi connotati costituzionali. La libertà di insegnamento, ad esempio, viene calpestata con la chiamata diretta dei docenti. Quella che vogliono creare è una scuola sottoposta alle ragioni dell'impresa e dell'economia, più che alla ragioni della cittadinanza”.

“Siamo di fronte – ha concluso il segretario Flc – a una generazione di lavoratori alla quale non si garantisce più niente. Hanno un futuro nebuloso davanti a loro, peggiore di quello dei loro padri. Nei nostri comparti lo vediamo ogni giorno, perché questo è uno dei paesi più arretrati in tema di diritto allo studio, l'unico paese nel quale si può vincere una borsa di studio ma non usufruirne, perché non ci sono le risorse. Tanti giovani fanno fatica non solo ad accedere all'università, ma anche alla scuola secondaria superiore. E poi c'è l'esclusione dal lavoro. Ci sono troppi giovani che vengono sfruttati ogni giorno, che vedono umiliate le loro competenze, la loro dignità. Il governo sta aumentando la precarietà, e di fronte a tutto questo il sindacato deve diventare un soggetto di riferimento”.