Fumata nera alla K-Flex, l'ennesima. L'incontro del 20 aprile tra sindacati e azienda presso l’agenzia regionale per l’istruzione, la formazione e il lavoro della Regione Lombardia non ha infatti prodotto sostanziali passi avanti nella vertenza.

I lavoratori sono sciopero da ormai 88 giorni, e continuano il loro presidio davanti alla sede di Roncello (Monza e Brianza). L'obiettivo è impedire che un'azienda in cui lo Stato è azionista chiuda la produzione in Italia e tenti di licenziare 187 lavoratori.

La delegazione sindacale, durante l'incontro, ha ribadito il giudizio totalmente negativo sull'atteggiamento della K-Flex, poiché “l'assenza di spiragli positivi su un piano industriale, la mancanza di volontà di mantenimento di un insediamento produttivo e della relativa occupazione in Italia sono scelte gravissime, con conseguenze drammatiche sul piano sociale che condanniamo con tutta la nostra determinazione”.

I sindacati, tra l'altro, hanno fatto ricorso contro l'azienda per condotta antisindacale, richiedendo l'annullamento dei licenziamenti al giudice del lavoro, che si pronuncerà il 4 maggio. Il 28 dicembre scorso, infatti, in un accordo sottoscritto da tutte le parti, la K-Flex s'era impegnata a non aprire procedure di riduzione del personale per tutto il 2017. Accordo che evidentemente è stato disatteso.

Le parti si riaggiorneranno il 26 aprile, ultimo giorno per trovare un accordo prima della scadenza della procedura dei 75 giorni previsti dalla legge. In alternativa si arriverà davanti al giudice per chiedere l'annullamento della procedura di licenziamento. Le Rsu, la Filctem Cgil e la Femca Cisl chiedono quindi “al governo e a tutte le forze politiche di impegnarsi per per impedire questa delocalizzazione finanziata con fondi pubblici e per non avere mai più in futuro aziende che, pur con risultati brillanti, scelgono con disinvoltura di licenziare e chiudere fabbriche in Italia avendo intascato le risorse dei contribuenti. Non possiamo più tollerare il silenzio assordante delle istituzioni.”