Un passo importante, probabilmente decisivo nella lunga e travagliata vertenza Italcementi. Nella notte tra il 19 e il 20 maggio, il gruppo tedesco HeidelbergCement e i sindacati hanno firmato un'ipotesi di accordo. Il testo contiene un piano sociale e prevede diverse “doti” che ciascun lavoratore potrà usare per riqualificarsi e trovare nuova ricollocazione in altre aziende. 

Il testo coinvolge i 415 lavoratori nella sede centrale di Italcementi a Bergamo, più altri 250 nelle cementerie,  che erano stati messi a rischio a partire dall'agosto 2015, quando la Hildelberg aveva acquisito l'azienda italiana. Ma sopratutto è più equo di quello originariamente proposto dalla parte datoriale, perché si articola in maniera flessibile, dando la possibilità al lavoratore di scegliere se aderire al percorso di ricollocazione oppure di usufruire direttamente delle risorse economiche messe a disposizione.

Ora i contenuti dell’ipotesi saranno sottoposti al giudizio dei lavoratori attraverso un referendum. Lunedì 23 maggio si svolgeranno le assemblee per illustrare i dettagli poi, nei giorni successivi, si voterà. Il 21 maggio è invece previsto l’incontro a  Bergamo tra i delegati Italcementi, i  sindacalisti e il Presidente del Consiglio Matteo Renzi. Al premier i sindacati chiederanno di incalzare Heidelberg per la riduzione del numero degli esuberi e il prolungamento il periodo di ammortizzazione sociale.

Il piano sociale 
Tra le doti previste dall'ipotesi, c'è un incentivo di 42mila euro (di base) più 3mila euro se il lavoratore ha il coniuge carico, più 1.500 per ogni figlio a carico, più il pagamento dei mesi di preavviso. Questi soldi sono a disposizione diretta del lavoratore. Poi sono previsti 2mila euro come incentivo che viene erogato a un operatore (ad esempio un’agenzia interinale) che proponga e perfezioni (cioè qualora la proposta vada a buon fine) il ricollocamento a tempo indeterminato di un lavoratore Italcementi: qui il sindacato ha insistito che la mansione proposta sia equivalente a quella svolta in Italcementi.
 
Dodicimila euro
rappresentano invece l’incentivo che riceverà l’azienda che assume ciascun lavoratore aderente al Piano sociale. La somma è modulata in maniera crescente ed erogata nell’arco di tre anni: se l’azienda riconosce al lavoratore l’applicazione dell’ art. 18 dello Statuto dei Lavoratori (dunque non applicando quanto previsto dal Jobs Act) l’azienda riceverà la somma subito, in un’unica soluzione. Per la formazione, infine, ci sono 7.000 euro a disposizione del lavoratore per i corsi.

Le scelte possibili 
Secondo il piano, sarà il singolo lavoratore a scegliere se aderire o meno. Dovrà comunicare la propria decisione entro il 31 agosto. Nel caso non sia interessato a partecipare alle fasi articolate, si vedrà liquidare tutte le 4 doti in un’unica soluzione (ammontare totale medio di circa 85mila euro). Chi invece ad agosto deciderà di non aderire verrà licenziato. Chi aderirà, potrà usufruire dell’indennità di Cassa integrazione che scade il 23 settembre 2017, ma che potrebbe essere prolungabile. Dunque potrà usufruire dell’integrazione al reddito già prevista dagli accordi precedenti.
 
È stato definito anche quanto accadrà al lavoratore che accetta la ricollocazione in una delle sedi HeidelbergCement all’estero. E' previsto un distacco di 36 mesi (nei quali cioè si rimane dipendenti di Italcementi). Se, poi, il lavoratore decidesse di rinunciare al distacco e se decidesse di tornare in Italia entro 12 mesi dall’inizio dell’attività, gli saranno garantiti tutti gli importi del Piano sociale al 100%, come anche nel caso in cui, dopo 24 mesi, sia Heidelberg che non gli rinnovi il contratto. Dopo i 36 mesi, avrà diritto alla metà del Piano sociale.
 
"Una buona intesa"
“La mobilitazione dei lavoratori, i loro scioperi, i presidi, mesi di proteste hanno portato frutti: la trattativa è stata dura, nei dettagli faticosa, ma l’intesa alla fine è buona”: così Luciana Fratus della Fillea Ccgil di Bergamo, ha commentato la firma dell’ipotesi di accordo. “In tutti questi mesi difficili siamo riusciti a portare l’azienda a presentare un Piano sociale che, all’inizio non era per nulla scontato” continua Luciana Fratus. “Poi abbiamo chiesto vigorosamente e ottenuto di aumentare sensibilmente il budget messo ai disposizione per sostenere il Piano: da principio ammontava a 24 milioni di euro, mentre oggi l’ipotesi di accordo poggia su una somma pari a 35milioni”.