Anche in India, dopo l'incidente di Fukushima, crescono le perplessità della popolazione sulla sicurezza degli impianti. In particolare, riferisce la stampa locale, le proteste stanno bloccando l'entrata in funzione di una nuova centrale nucleare nel sud del Paese.

Il progetto da 2,6 miliardi di dollari, realizzato con l'aiuto della Russia a Kudankulam, sulla costa del Tamil Nadu, fa parte dell'ambizioso piano del governo di potenziare fino a 60mila megawatt la generazione di energia nucleare per diminuire la dipendenza del Paese dagli idrocarburi. Nella fase iniziale, sono previsti due reattori da 1000 megawatt ciascuno forniti dalla società russa Rosatom, di cui uno dovrebbe entrare in funzione il prossimo mese.

Per superare l'impasse con la popolazione locale, il governo ha inviato ieri a Kudankulam l'ex presidente della Repubblica, il fisico Abdul Kalam, noto come "il padre del programma missilistico indiano". L'anziano scienziato ha rassicurato sulla sicurezza della centrale, anche in caso di tsunami. Tuttavia i comitati locali hanno respinto la mediazione e hanno annunciato che continueranno le proteste e i blocchi stradali che hanno sospeso i lavori nell'impianto.