Se non verranno dissequestrati gli impianti, l'Ilva chiuderà lo stabilimento di Taranto. Lo dicono il presidente dell'Ilva, Bruno Ferrante, e l'avvocato Marco De Luca di Milano nell'istanza di dissequestro degli impianti dell'area a caldo del siderurgico presentata ieri alla Procura di Taranto.

In mancanza del dissequestro, si legge nell'istanza, “l'ovvia insostenibilità economico-finanziaria delle condizioni di esercizio condurrebbe inevitabilmente alla definitiva cessazione dell'attività produttiva e alla chiusura del polo produttivo”.

Solo l'attività di impresa, aggiunge l'Ilva, “può generare le risorse necessarie alla relativa ottemperanza” dell'autorizzazione di impatto ambientale. L'Ilva fa altresì presente che l'assolvimento degli obblighi dell'Aia, che pone una serie di interventi ambientali e impiantistici, richiede necessariamente il ricorso al credito che “risulta impossibile in presenza di provvedimenti limitativi della proprietà e della gestione dello stabilimento”. Il vincolo sull'area a caldo, dice l'Ilva con riferimento al sequestro giudiziario, “diviene, da subito, economicamente insostenibile”.

Intanto, oggi, 21 novembre, in azienda si è verificato un nuovo incidente sul lavoro. Un operaio di 30 anni, Giampiero Adelia, di San Giorgio Jonico, è stato coinvolto in un incidente avvenuto nel reparto CCO4 (Colata Continua) L'uomo, colpito da una passerella durante lavori di manutenzione, ha riportato - a quanto si è saputo - ferite non gravi.

Sempre oggi, nulla di fatto nell'incontro tra azienda e sindacati sulla cassa integrazione. "L'incontro di oggi ha registrato ancora una volta la distanza che c'è tra le posizioni dell'azienda e quelle dei sindacati. Per Fim, Fiom e Uilm non ci sono le condizioni per aderire alle richieste sulla cassa integrazione da parte dell'azienda, che continua ad avere l'atteggiamento di chi non vuole affrontare i problemi dell'intero stabilimento e di trattare l'argomento come se fossimo davanti a una contrazione di mercato e come se il 26 luglio (giorno del sequestro degli impianti a caldo, ndr) non fosse accaduto nulla". Lo sottolinea il segretario provinciale della Fiom-Cgil Donato Stefanelli commentando l'incontro tra azienda e sindacati sulla cassa integrazione.

"Per noi - aggiunge Stefanelli - è un atteggiamento inaccettabile, per cui abbiamo chiesto un supplemento di discussione, fermo restando che le organizzazioni sindacali hanno preannunciato sin da oggi che se la situazione rimarrà invariata per noi non ci sono le condizioni per la cassa integrazione. Poi ognuno si assumerà le sue reponsabilità".