Nuovo incontro sul futuro dell’Ilva, giovedì 1 giugno, al ministero dello Sviluppo economico. Il vertice si è tenuto pochi giorni dopo le decisioni assunte dai commissari in merito alla loro valutazione dei Piani industriali presentati dalle due cordate in lizza per l’acquisto del Gruppo siderurgico. Nel corso dell'incontro i sindacati hanno chiesto “di poter proseguire in modo più dettagliato il confronto sui contenuti di merito prima di procedere all'aggiudicazione. Il governo ha dichiarato, che nel rispetto della procedura il confronto può proseguire solo dopo l'aggiudicazione. Il sindacato, unitariamente, ha espresso numerose criticità sul piano industriale, confermando la propria indisponibilità ad accettare licenziamenti”. Ne dà notizia la Fiom in una nota.

Al Mise erano presenti il ministro Carlo Calenda il viceministro Teresa Bellanova, i commissari e i segretari generali di Fim, Fiom, Uilm nazionali e territoriali e Cgil Cisl Uil. Per la Cgil erano presenti il segretario confederale nazionale Vincenzo Colla, il responsabile Settori produttivi della Cgil nazionale Salvatore Barone, e il segretario generale della Camera del Lavoro di Taranto Paolo Peluso.

Il ministro ha confermato per lunedì 5 giugno la data ultima per la firma del decreto di aggiudicazione. Da allora si aprirà il confronto negoziale su tutti i punti del piano e l'esito della trattativa sarà vincolante per la validazione del conferimento. Il confronto – ricorda la Fiom – “sarà determinante per ridefinire gli aspetti inaccettabili fino ad ora emersi, a partire dagli esuberi paventati, e per tentare di arrivare ad un accordo sindacale con l'obbiettivo di modificare il piano industriale al fine di preservare l'attuale l'occupazione del Gruppo e dell'indotto, garantire la sostenibilità ambientale, incrementare investimenti e livelli produttivi”. Tra giovedì primo giugno e lunedì sono state avviate mobilitazioni in tutti gli stabilimenti, a cui seguiranno assemblee informative e di confronto con tutti i lavoratori sui contenuti del piano e le proposte di modifica avanzate dai sindacati.

Cinquemila o 6 mila esuberi. È quanto prospettano per Ilva i piani industriali presentati nei giorni scorsi dalle due cordate in gara. Una proposta che i sindacati hanno subito definito “inaccettabile”. Il gruppo Arcelor Mittal-Marcegaglia avrebbe già parlato di circa 6 mila esuberi a livello nazionale. Anche la seconda cordata (Acciaitalia) avrebbe indicato in un numero di poco inferiore alle 6 mila unità gli esuberi.

Il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, ha sottolineato come appaia “sbagliato e inaccettabile che la scelta dei due progetti proposti sia quella dei tagli all'occupazione”. In particolare Camusso si è detta “preoccupata per Taranto e per il Mezzogiorno, per gli effetti che si avrebbero su territori già duramente colpiti sul terreno dell'occupazione”. Ha quindi ribadito che sarebbe importante “capire quali siano davvero i criteri di quei piani, e quindi essere in grado di discuterne, capire quindi bene le ragioni, le motivazioni e i meriti dei piani per cui il governo ha fatto questa scelta”.

Per quanto riguarda Genova, nel corso dell’incontro del primo giugno Bruno Manganaro, segretario generale della Fiom Cgil, ha ricordato la validità dell'Accordo di Programma del 2005 chiedendo contestualmente e urgentemente un incontro di tutti i firmatari. “La proposta – spiega Manganaro – è quella di costituire un tavolo di confronto a garanzia di quell'Accordo che tutela l'occupazione e soprattutto è l'unico che, con i suoi investimenti, può continuare ad offrire un bacino di lavoro e una prospettiva economica e produttiva di sviluppo”.